XXIII Domenica Tempo Ordinario
Festa di San Giovan Giuseppe della Croce
Sorelle e fratelli carissimi,
pace a voi!
La Parola di Dio ci dona sempre una “bella e buona notizia”, anche quando entra dentro di noi come spada a doppio taglio e pota tutto ciò che è superfluo, secco, ingombrante, dandoci la possibilità di poter portare frutto e di vivere più intensamente la vita!
Chi ascolta la Parola e la lascia entrare nella sua vita, non sarà mai uno che tira a campare, che vivacchia; pur in mezzo alle prove e con la croce da portare ogni giorno, non perderà mai la gioia di vivere.
Oggi il profeta Isaia, messaggero di Dio, ci invita ad avere fiducia in Dio: «Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio […] viene a salvarvi”» (Is 35,4). La bella notizia è proprio l’arrivo del Signore per salvare! E la Sua venuta trasforma le persone e la creazione: «Allora si apriranno gli occhi ai ciechi, si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque dal deserto […] dal suolo riarso sorgenti d’acqua» (35,5-7).
Dio viene a guarire le infermità corporali e spirituali.
In Gesù si realizzano le parole del profeta: “Gesù annunciava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta di infermità nel popolo” (Canto al Vangelo: cfr. Mt 4,23).
«Nella sua vita mortale
egli passò beneficando
e sanando tutti coloro
che erano prigionieri del male» (Prefazio Comune VIII).
Egli guarisce un sordomuto (Mc 7,31-37) – ci ha raccontato Marco nel Vangelo.
Oltre una lettura immediata del miracolo, ce n’è un’altra più profonda.
La liturgia battesimale latina fin dall’antichità ha ripreso i gesti di Gesù di toccare gli orecchi e le labbra del battezzando, dicendo la parola “effatà, apriti!”.
Ognuno di noi è come il sordomuto: prima di credere è incapace di ascoltare Dio e di lodarlo e confessarlo nella fede; solo quando è “toccato” da Gesù, quando entra in contatto con Lui, è capace di ascoltare e di lodare Dio![1]
Ci lasciamo “toccare” da Gesù? Lo accogliamo nella nostra vita? C’è una relazione personale con Lui? Che rapporto abbiamo con Lui? È una Persona significativa nella nostra vita o abbiamo di Lui solo un ricordo sbiadito?
Tutti facciamo l’esperienza di essere sordi alla voce di Dio e alle esigenze dei fratelli! Allora siamo incapaci del dialogo con Dio, che avviene soprattutto nella preghiera, e del dialogo con i fratelli.
Chiediamo al Signore che ci guarisca!
Ci aiuti ad essere uomini e donne che ascoltano. Ascoltare è più che sentire! È lasciare spazio all’altro dentro di noi! Se siamo pieni di noi stessi, siamo come un bicchiere pieno, se si versa altro liquido tracima!
Quante volte non sappiamo pregare, perché non sappiamo ascoltare, perché la nostra anima è come un mercato, in cui tante voci si sovrappongono per prendere il sopravvento! Quante volte le relazioni tra noi sono labili, perché non ci ascoltiamo! Ognuno è chiuso nel suo mondo, nelle sue idee, nelle sue ragioni, nei suoi schemi, nelle sue pretese e non c’è spazio per l’ascolto dell’altro: può essere anche il marito o la moglie o il figlio o la figlia!
Chiediamo al Signore come Salomone nella Scrittura “un cuore che ascolta” (1Re 3,9)!
Signore, io credo in Te! Accresci la mia fede!
Grazie per la tua presenza e la tua vicinanza!
Togli dai miei occhi le squame che mi impediscono di vederti!
Apri i miei orecchi, chiusi alla tua Parola.
Donami un cuore puro, capace di amare.
La mia lingua si sciolga per benedire, mai per maledire;
da essa escano parole di pace, intrise di mitezza,
mai di odio e di violenza;
parole vere, mai false, doppie, che feriscono l’altro.
Aiutami a camminare sulla via dei tuoi comandamenti,
sulla strada della vera libertà.
Purifica la mia memoria,
rendendola grata per ciò che tu e miei fratelli mi avete donato.
Donami il tuo Santo Spirito, che è amore, santità.
Fammi gustare il frutto della presenza dello Spirito:
amore, gioia, pace,
benevolenza, mitezza, fedeltà,
magnanimità, dominio di sé.
«Maria, donna dell’ascolto, rendi aperti i nostri orecchi;
fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù
tra le mille parole di questo mondo;
fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo,
ogni persona che incontriamo,
specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà»[2].
San Giovan Giuseppe,
che hai ascoltato, accolto, seguito, amato
con tutto il tuo essere il Signore,
seguendo le orme del serafico padre Francesco,
intercedi per noi,
perché siamo uomini e donne
che ascoltano la Parola e la mettono in pratica,
che danno sempre il primato al Signore Gesù
e sanno vederlo e amarlo in ogni fratello e sorella,
privilegiando i più poveri ed emarginati.
[1] Cfr. Servizio della Parola, n. 529/2021, p. 76
[2] Francesco, Preghiera a conclusione del Santo Rosario, Piazza san Pietro, 31 maggio 2013