di Luis Mattera
“Invio alla diocesi la mia personale benedizione” queste sono state le esatte parole, che ha tenuto a sottolineare il nostro pontefice, esprimendo appieno la sua sincera vicinanza alla nostra comunità. Nella giornata di mercoledì 23 agosto, ho avuto il privilegio di prendere parte all’udienza del papa tenutasi nella sala Nervi e di poterlo salutare personalmente. Egli nel nostro breve incontro, ha mostrato tutta la sua apprensione per il dramma che ha visto protagonista la nostra meravigliosa isola, si è preoccupato per le condizioni in cui versano i luoghi più colpiti dal sisma, ma ancor di più ha sentito l’esigenza di esprimere il suo cordoglio per le famiglie delle vittime, e tutta la sua solidarietà per i feriti e gli sfollati, e per quanti si trovano in situazioni di sofferenza e difficoltà, in questo tragico momento. Il Santo padre ha espresso inoltre ammirazione per l’operato del nostro pastore Pietro, presente ininterrottamente tra le macerie e gli sfollati, e ha tenuto ad assicurare alla nostra diocesi la sua personale benedizione.
Fonte di illuminazione e di grande conforto, sono state poi le parole che il pontefice, riferendosi alla nostra amata isola, ha rivolto nel corso dell’Udienza, mostrandosi sinceramente provato per l’accaduto: «Noi sappiamo che la morte non è l’ultima parola pronunciata sulla parabola dell’esistenza umana. Essere cristiani implica uno sguardo pieno di speranza».
La speranza è definita come “l’attesa viva e fiduciosa di un bene futuro”: sua santità ci invita a trascendere il senso del termine speranza, ad essere Cristiani ossia uomini di primavera, anziché di autunno e a vedere in Dio la realizzazione di quel bene futuro, ci invita quindi alla fede cioè a credere fiduciosamente in quel bene futuro che è Dio, sperare in Lui con la certezza che Egli è Padre e mai ci abbandonerà.
Il Santo Padre ha così concluso l’udienza: «Rivolgo il mio pensiero ed esprimo affettuosa vicinanza a quanti soffrono a causa del terremoto che lunedì sera ha colpito l’Isola di Ischia. Preghiamo per i morti, per i feriti, per i rispettivi familiari e per le persone che hanno perso la casa».