Remis velisque
di Don Pasquale Trani, coordinatore
“Remis velisque”. Questa espressione, cara ai padri della Chiesa, mi sembra la più adatta a introdurre il nostro incontro.
A partire dalla rilettura del logo-simbolo del convegno vorrei con voi tentare di rappresentare alcune coordinate per tracciare la rotta del nostro convenire.
Parlo non a caso di rotta, visto che siamo in un’isola in mezzo al mare, ed è qui che siamo chiamati ad annunciare e testimoniare l’evangelii gaudium, il vangelo della gioia.
Dicevo “Remis velisque”. Potremmo aggiungere con Papa Paolo VI – autore della “Evangelii nuntiandi”- che sarà dichiarato beato da papa Francesco domenica prossima, quanto affermò all’Udienza generale del 13 ottobre 1976 (38 anni fa):
“…Per raggiungere questo felice risultato noi sigilleremo le nostre raccomandazioni in una brevissima formula dell’antichità classica, desunta dall’arte della navigazione: remis velisque, con i remi e con le vele bisogna navigare. Quando noi parliamo di Evangelizzazione e di promozione umana noi ci collochiamo nel campo operativo della Chiesa; noi supponiamo acquisita la fede, anzi ne facciamo il principio della nostra azione caritativa: «la fede, dice S. Paolo, opera per mezzo della carità» (Gal. 5, 6). Si tratta di operare. A tal fine occorrono, nel mare del tempo, nel fluttuare della storia, due ordini di energie: le energie delle nostre braccia, cioè dell’impegno della nostra attività umana; ecco i remi, simbolo della nostra personale fatica; e occorrono le energie imponderabili, ma effettive e superiori dello Spirito Santo, del Quale le vele sono simbolo eloquente.
Remis velisque; in altre parole ritorna la formula ben nota, e non più profana, ma cristiana: ora et labora; prega e lavora. Occorre il concorso simultaneo dell’aiuto di Dio e dell’attività umana.”
Forse, rispetto al tempo in cui Paolo VI pronunciava queste parole – a parte ovviamente gli scenari profondamente mutati – è la fede dei nostri battezzati che non può essere più data per scontata, acquisita… Essa forse è naufragata nel mare della liquidità e del disfacimento di ogni certezza e verità condivisa e oggettiva.
Ma in quello stesso mare navighiamo e ci specchiamo anche noi, noi tutti ed è là che siamo invitati calorosamente quasi in ogni suo intervento da papa Francesco a ritrovare la base sicura della Parola di Dio.
In quel mare a forma di Libro possiamo navigare sicuri e accogliere, come fanno i nostri connazionali presso le coste italiane, quei nostri compagni di viaggio che rischiano di annegare.
Sulla barca della Chiesa vi sono non solo quelli che remano, ma anche uno che è chiamato dal Signore stesso a mostrare la stella polare, a guardare in alto, più in alto degli altri.
La barca ha un suo ordine e naviga con le coordinate giuste senza disperdere energie se ascolta le indicazioni della guida. Nella chiesa universale il Papa, nella nostra chiesa locale il vescovo Pietro!
Il castello aragonese fa da sfondo in una tonalità di verde forte. Ci richiama la nostra terra, la sua storia antichissima e le sue tensioni, insieme alle sue innumerevoli bellezze!
E’ qui, carissimi, che siamo chiamati a vivere e ad accogliere i milioni di turisti che ogni anno, nonostante la crisi, vengono a farci visita in cerca di un po’ di riposo, cure e bellezza.
La bellezza che viene dal vangelo incarnato da noi tutti e dalla nostra gente è quanto vorremmo che essi trovassero.
Ma in questa terra mista a mare in questi giorni vogliamo guardare anche ai fori operati dall’usura del tempo che mettono in pericolo la barca della Chiesa. Papa Francesco ci ricorda che solo se sapremo porci in atteggiamento ordinario di “uscita”, solo se saremo “estroversi”, potremo riparare la barca.
Le vecchie e nuove povertà, la frustrazione del mondo giovanile, gli attacchi alla visione cristiana della vita e della famiglia, il disimpegno civile sono solo alcuni di questi fori che rischiano di provocare falle ben più gravi se non vi poniamo rimedio!
Nei 4 laboratori, che non a caso nella brochure di invito abbiamo chiamato “cantieri di evangelizzazione”, vogliamo analizzare insieme la portata di questi fori e come ripararli insieme.
Ma siamo ben coscienti che “se il Signore non mette mano alla casa invano vi fatica il costruttore”. E Lui certamente sia per la Sua casa che per la Sua barca continuamente offre assistenza e benedizione per quanti la vogliono abitare e riparare!
Grazie al nostro Vescovo Pietro per aver voluto che si celebrasse
l’ VIII convegno diocesano, nella scia dei 7 precedenti organizzati dalla diocesi sotto l’episcopato del compianto padre Filippo Strofaldi!
Grazie in anticipo ai relatori che ci accompagneranno in questi giorni di navigazione a partire da quelli di oggi che andiamo subito a presentare!
Grazie a tutti voi per quanto saprete offrire della vostra attenzione, fede, competenza, entusiasmo misto a pazienza!
Un grazie doveroso a tutti quelli che in questi giorni hanno lavorato sodo per dar vita a questo nostro ritrovarci nel Signore!!!
Buona navigazione a tutti!!!