Il motto “Per evangelium vos genui” (“Ti ho generato per mezzo del Vangelo”), scelto dal vescovo vuole essere un invito e un impegno a vivere nella comunità diocesana una pastorale “generativa”, per mezzo del Vangelo e a partire dal Vangelo. Come già è stato descritto nel numero SdT di settembre 2021, il riferimento è a un passaggio di Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi, in cui l’Apostolo ricorda il senso autentico della sua paternità: l’aver generato figli mediante il Vangelo di Cristo (cf 1 Cor 4,15).
Nello stemma ci sono tre riquadri. Nel primo, in basso, troviamo il mare, che rimanda all’approdo di san Paolo a Pozzuoli (cf At 28,12) e rappresenta l’elemento geografico che unisce le diocesi di Pozzuoli e Ischia; nella tradizione biblica rappresenta la vastità della missione, ma anche le insidie che deve affrontare l’evangelizzatore, contrastando le forze avverse al progetto di Dio. C’è un richiamo alla strada percorsa dall’Apostolo delle genti nel suo cammino da Pozzuoli a Roma, che avrebbe attraversato i territori dell’odierna diocesi di Aversa, piantando il primo seme di evangelizzazione. La strada è anche un’immagine sintetica della spiritualità e della pedagogia propria dello scautismo, a cui il vescovo Carlo è legato da sempre. La strada che si inerpica tra i colli è sovrastata da una croce di Gerusalemme, richiamo alla Terra Santa e al pellegrinaggio per eccellenza nella tradizione cristiana.
Nel riquadro in alto a sinistra campeggia il libro della Parola attraversato dalla spada: una simbologia tipicamente paolina. Vuole essere un invito a mettere al centro della propria vita di fede l’ascolto della Parola (cf Eb 4,12). Lo sfondo rosso richiama l’amore misericordioso di Dio, come testimonia il sangue dei santi martiri, che è seme fecondo per la vita della Chiesa.
Nel riquadro in alto a destra si notano due anfore (che rimandano alle idrie conservate nel Santuario di Casaluce, utilizzate per il “segno” alle nozze di Cana, riferimento al titolo devozionale legato alla venerata icona della Madonna di Casaluce di cui il vescovo Carlo è stato custode negli ultimi anni come parroco dei SS. Filippo e Giacomo in Aversa), sormontate da una stella ad otto punte, richiamo alle beatitudini.