di Gina Menegazzi per il Kaire.
Davvero tanta gente, giovedì 22 ottobre presso il Centro di prima accoglienza “Giovanni Paolo II” a Forio, dove, in concomitanza con la prima memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, il nostro vescovo Pietro ha voluto celebrare l’Eucarestia, a segnare una sorta di passaggio di testimone, dalla comunità Nuovi Orizzonti che ha gestito il Centro per ben sette anni, alla Caritas diocesana che l’ha raccolto come dono dal vescovo.
Nel ricordare la figura di Karol Wojtyla: “Un uomo, un cristiano, un prete e un Papa infiammato dalla passione per Dio e per l’uomo, per il quale possiamo dire che valgano le parole che Gesù dice per sé: «sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!»”, padre Pietro ha parlato della visita di San Giovanni Paolo II a Ischia, il 5 maggio 2002. In quell’occasione il Papa rivolse alla Chiesa di Ischia tre parole rimaste nel cuore di tutti gli Ischitani, chiamati a farle diventare storie di vita vissuta: Ascolta, accogli, ama. “Con queste parole Giovanni Paolo II invitava la Chiesa di Ischia a lasciarsi coinvolgere nell’opera coraggiosa ma bellissima del servizio all’uomo. Il cristiano è chiamato a vivere questa logica, la logica di chi, senza rimanere alla finestra a guardare – magari lamentandosi perché le cose non vanno bene – s’impegna in prima persona perché le cose possano cambiare.”
Proprio come risposta alla parola del Papa, padre Filippo Strofaldi, allora vescovo e predecessore di padre Pietro, pensò di dare vita al Centro di prima accoglienza “Giovanni Paolo II”. Ciò fu possibile innanzi tutto grazie ad alcuni benefattori che si resero disponibili perché padre Filippo potesse iniziare l’opera e poi grazie alle tante altre persone, prima tra tutte Chiara Amirante e la comunità Nuovi Orizzonti da lei fondata, che hanno permesso al centro di cominciare a muovere i primi passi. Per ben sette anni, poi, Loredana e Giulio Scrocca della comunità Nuovi Orizzonti, hanno guidato e animato questa struttura.
Nel ringraziare ognuno di loro, il vescovo ha ribadito che “Ora la Chiesa di Ischia ha raccolto il testimone e si vuole coinvolgere in prima persona perché questa casa faccia un passo in avanti, diventi non soltanto il segno della carità di una Chiesa che mette a disposizione le proprie strutture, ma di una Chiesa che vuole essere al servizio della persona. Questo centro non sarà più affidato ad alcuni, quindi, ma sarà casa di tutta la comunità ecclesiale dell’isola, casa di ogni cristiano d’Ischia. Sarà per noi un po’ anche il termometro della vita cristiana della Chiesa di Ischia, ce ne potrà dire la qualità, ci farà prendere coscienza se stiamo davvero camminando sulla strada giusta o se invece ci stiamo ripiegando su noi stessi, se stiamo riducendo la nostra fede a qualcosa che ci fa solo stare più tranquilli.”
Perché Gesù non è venuto a portarci la tranquillità: chi lo accoglie non può più stare tranquillo, non può più stare fermo; chi lo accoglie è chiamato a mettersi in gioco, e a vivere la sua stessa passione, quella che porta Gesù a bruciarsi, a consumarsi per noi.
Continua il vescovo: “Questo centro è un dono grande e importante, non soltanto per quanti bussano alla sua porta per trovare riparo, ristoro, alimento, per scoprire la bellezza di volti che esprimano la tenerezza dell’accoglienza, ma anche perché offre alla nostra Chiesa, a tutti i cristiani e le cristiane delle nostre parrocchie, la possibilità di esercitarsi in questa scuola della carità che è dimensione fondamentale della vita cristiana. Noi ci auguriamo che sempre di più il centro San Giovanni Paolo II diventi la casa della carità nella diocesi di Ischia e che i parroci e le comunità parrocchiali possano qui sentirsi a casa loro e possano sentire i problemi di questa casa come i problemi delle loro comunità.”
Padre Pietro ha quindi voluto ringraziare don Gioacchino Castaldi, direttore della Caritas, che ha accettato d’impegnarsi in prima persona per questo centro, e le suore Piccole Apostole della Redenzione che hanno accolto il suo invito a venire a vivere qui, in modo particolare suor Miriam e suor Rosy che già dai primi di settembre vi si sono trasferite. E ancora, un grazie a Madre Nunzia, Madre Generale delle Piccole Apostole della Redenzione, in visita canonica all’estero, e ai numerosi laici, come Maria Concetta, Luisa, Michele, Antonio e Fausta, e a tutti quelli che concretamente stanno danno una mano, venendo di giorno o di notte a prestare il proprio servizio.
Il vescovo ha poi così concluso: “Questo è un tempo per ricominciare, per tutti. Per i fratelli che sono o saranno ospiti del centro: il Signore vuole offrire loro la possibilità di mettere mano alla costruzione della loro vita, così che possano riscoprire la bellezza di una vita che ricomincia, fare esperienza di una risurrezione, del fatto che davvero il Signore dà a tutti la possibilità d’imboccare strade nuove, di vita e non più di morte.
Ma è un tempo per ricominciare anche per la Chiesa d’Ischia, perché possa vivere entrambe queste passioni: la passione per Dio e la passione per l’uomo; perché possa accogliere l’invito di Papa Francesco di essere Chiesa in uscita, Chiesa capace di saper portare il Vangelo concretamente nell’incontro con i fratelli e le sorelle, a partire da questa parrocchia del Purgatorio che ha la grazia di avere il Centro nel proprio territorio, fino a tutto il decanato.
Ed è un tempo per ricominciare anche per ognuno di noi, perché ci chiediamo: ma io posso fare qualcosa? posso impegnarmi in qualche modo? La mia benedizione va a coloro che verranno ad esercitarsi nell’arte della carità; a coloro che verranno a sperimentare la bellezza di essere cristiani nella vita concreta di tutti i giorni.
Chiediamo al Signore di fare anche di noi, come è stato per San Giovanni Paolo II, degli strumenti del suo amore, degli strumenti di pace, di giustizia, perché la nostra vita non sia una vita sciupata, ma vissuta in pienezza.”
Foto di Roberto Pulicati