Omelia del Mercoledì delle Ceneri
10 febbraio 2016
Tra il vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti (Gi 2,17)
È iniziata la Quaresima! Con la celebrazione delle Ceneri entriamo nel tempo sacro dei quaranta giorni! Un’altra Quaresima! Ancora una! Dio ha deciso di darci ancora un tempo per convertirci!
Ogni volta che inizio la Quaresima penso che Dio mi voglia regalare ancora un possibilità per ritornare a Lui! La Quaresima è una nuova opportunità per convertirmi!
Lo è in modo speciale quella di quest’anno: è questa, infatti, la Quaresima del Giubileo Straordinario della Misericordia, in cui il Signore in maniera piena ci offre il Suo perdono perché a nostra volta diventiamo in Gesù, Volto visibile della Misericordia del Dio, misericordiosi come il Padre! Perciò ci dice Papa Francesco: «La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio» (MV 17).
Il Padre, come nella parabola lucana, ci attende per riabbracciarci e farci partecipi della gioia del Suo amore! Egli sta aspettando che ci decidiamo a ritornare a casa!
Non accogliamo invano la grazia di Dio.
“Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso» (2 Cor 6, 2).
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”.
«Ritornate a me: ci dice perciò il Signore attraverso il profeta…
Ma aggiunge: con tutto il cuore…
«Ritornate a me con tutto il cuore» (Gi 2, 12).
Non ci domanda dunque un conversione di facciata, apparente, che si riguardi limiti alla superficie… che si esaurisca in un formalismo esteriore ma una conversione che arrivi fino al cuore! Sì, perché se non cambia il cuore, non cambia nulla!
C’è bisogno invece di una “vera” conversione! Per questo nella preghiera di Colletta abbiamo domandato così: «O Dio, nostro Padre, concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male…».
Ecco cos’è la Quaresima: un cammino di vera conversione!
Perciò dice il Signore:
«Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore, vostro Dio» (Gi 2, 13).
Quando ciò avviene, allora accade che nel nostro cuore nasce un dolore grande; è un dolore santo, fecondo, bello, perché è un dolore che ci fa rinascere!
«Ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti» (Gi 2, 12).
Le lacrime dicono questo dolore; sono espressione di questo dolore… un dolore fino alle lacrime che dobbiamo chiedere come un dono! Sì, il dolore fino alle lacrime è una grazia grande che siamo invitati a domandare!
«En ego, o bone et dulcissime Iesu…»: così la bella preghiera attribuita a Sant’Ignazio di Loyola che siamo invitati a recitare in modo particolare proprio in Quaresima! «Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che alla santissima tua presenza prostrato, ti prego col fervore più vivo di stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati e di proponimento di non più offenderti; mentre io con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te, o mio Gesù, il santo Profeta Davide: “Hanno forato le mie mani e i miei piedi; hanno contato tutte le mie ossa” (Salmo 21, 17-18)».
Nel testo di Gioele si parla di una convocazione, di un raduno, di un’assemblea liturgica, proprio come facciamo noi questa mattina e come avverrà questa sera in tutte le comunità parrocchiali:
«Suonate il corno in Sion,
proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo,
indite un’assemblea solenne,
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo» (2, 15-16).
In quella assemblea un ruolo speciale spetta ai sacerdoti: essi sono invitati a pregare con il popolo e per il popolo e a domandare… il perdono di Dio!
«Tra il vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
“Perdona, Signore, al tuo popolo
e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti”» (Gi 2, 17).
È bello quanto il Signore ci dice attraverso il profeta: domanda che i sacerdoti piangano! Sì, piangano! Innanzitutto per i loro peccati ma anche per i peccati del loro popolo! Quel pianto dice consapevolezza della loro indegnità e confessione del proprio peccato! – se, infatti, il popolo di Israele si è allontanato da Dio, ciò è dovuto anche ai loro peccati – ma dice anche solidarietà con il popolo: una solidarietà che commuove il cuore di Dio! Una solidarietà che è figura della solidarietà del Cristo con noi che per noi arrivò a farsi peccato e ci ottenne così il perdono di Dio! «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2 Cor 5, 21) : così nella seconda lettura di oggi!
Come sarebbe bello, carissimi sacerdoti, se anche noi facessimo questa esperienza! Se anche noi sentissimo un vivo dolore per i nostri peccati e per quelli del nostro popolo: un dolore fino alle lacrime!
Dobbiamo chiedere questo dono: Si tratta di una grazia che noi per primi dobbiamo avvertire come necessaria: noi che per vocazione siamo i collaboratori di Dio; sì, “i suoi collaboratori”! Lo siamo stati veramente?
Quanti peccati anche nella nostra vita: di omissione innanzitutto, ma anche altri peccati che generano la nostra morte e producono in noi tristezza e mediocrità, ma che tante volte mettono in pericolo anche la vita del nostro popolo con i nostri cattivi esempi, a volte addirittura con i nostri scandali!
«Ci farà bene, a tutti, ma specialmente a noi sacerdoti, – diceva Papa Francesco nell’Omelia del Mercoledì delle Ceneri dello scorso anno – all’inizio di questa Quaresima, chiedere il dono delle lacrime, così da rendere la nostra preghiera e il nostro cammino di conversione sempre più autentici e senza ipocrisia. Ci farà bene farci la domanda: “Io piango? Il Papa piange? I cardinali piangono? I vescovi piangono? I consacrati piangono? I sacerdoti piangono? Il pianto è nelle nostre preghiere?”». E aggiungeva: «Sapete, fratelli, che gli ipocriti non sanno piangere, hanno dimenticato come si piange, non chiedono il dono delle lacrime» (18 febbraio 2015).
Per questo, mi rivolgo innanzitutto a voi, carissimi sacerdoti: siamo invitati ad accostarci spesso e bene al sacramento della Riconciliazione! Se faremo noi per primi esperienza di misericordia saremo capaci di offrire anche ai nostri fratelli la gioia di essere perdonati da Signore e saremo più disponibili ad amministrare il sacramento della Misericordia di Dio con zelo e generosità, perché chiunque si accosti a noi “si senta atteso, amato e perdonato da Dio”: così nella preghiera del papa per l’Anno Santo!
Nel dare il mandato ai missionari della misericordia ieri il papa ha tenuto un discorso sulla confessione molto bello: invito i nostri sacerdoti ad andare a leggerlo!
Il Vangelo di oggi ci propone come sempre l’antica cura dell’elemosina, della preghiera e del digiuno. Attraverso queste tre medicine siamo chiamati ad accogliere il dono dello Spirito perché dalle ceneri del nostro peccato possiamo risorgere alla vita nuova dei figli di Dio. Ciò che conta è infatti recuperare il nostro rapporto con Dio! Riconoscerlo come Padre! Saper entrare in dialogo con Lui che, nella verità, vuole entrare insieme a noi, nel sacrario del nostro cuore, per farlo nuovo!
Cosa significa per noi in quest’Anno della Misericordia vivere queste tre pratiche, già patrimonio comune del popolo di Israele e, da duemila anni, espressione della prassi penitenziale della Chiesa?
Significa recuperare innanzitutto il primato dell’ascolto orante della Parola e le opere di misericordia corporale e spirituale.
Ci dice il papa nel Messaggio della Quaresima di quest’anno: «Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti proprio toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante». Sì, siamo tutti dei poveri mendicanti!
A partire da queste parole del Papa nel mio Messaggio per la Quaresima di quest’anno ho voluto offrire a tutti voi una breve riflessione sull’incontro di Francesco di Assisi con il lebbroso!
Grazie a quell’incontro Francesco comprenderà l’importanza di aver incontrato i poveri nel suo cammino! I poveri erano stati per lui un dono speciale! In fondo tutto era incominciato da quell’incontro con loro! E, a tanti anni di distanza, nel dettare il suo Testamento, ancora ricorderà e scorgerà in loro la… visita di Dio! Nei poveri Dio era venuto a salvarlo!
Dono a tutti voi il mio Messaggio con l’augurio che sia per tutti noi quella di quest’anno una vera Quaresima di Misericordia!
Che sia una Quaresima nella quale possiamo fare tre cose: riconoscerci bisognosi di misericordia, ricevere misericordia da Dio e… dare misericordia.
Carissimi, nel desiderio di voler aiutare l’intero Popolo di Dio che è in Ischia ad «entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina» (MV 15), questa sera aprirò al “Centro di Prima accoglienza Giovanni Paolo II” di Forio, la Porta della Carità! Tutti coloro che, in questo Giubileo della Misericordia, con spirito di fede, varcheranno la soglia del Centro di accoglienza della nostra diocesi, per prestare un congruo tempo di servizio in favore dei poveri in esso ospitati, potranno ottenere il dono dell’indulgenza giubilare.
Insieme alla Chiesa Cattedrale, unica Chiesa giubilare, il Centro di Prima accoglienza Giovanni Paolo II, sarà pertanto, in questo Anno Santo, l’altro Santuario della Misericordia della nostra diocesi, dove incontrare e servire Cristo, nella consapevolezza che dove c’è un povero, un anziano, un malato, una persona piagata nel corpo e nello spirito lì c’è presenza reale di Gesù Cristo (cfr. Mt 25,31-46). I poveri e i sofferenti sono, infatti, sacramento del Signore! (cfr. Notificazione, n. 27).
Ci accompagni nel nostro cammino verso la Pasqua la Vergine Maria! Intercedano per noi i santi nostri patroni, Restituta e Giovan Giuseppe della Croce!