Giovedì 18 aprile è stata presentata dalla Sala Stampa Vaticana la lettera enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco sulla cura della casa comune. È stato desiderio del Santo Padre che la presentazione avvenisse in contemporanea in ogni diocesi del mondo. Ad Ischia gli uffici per le Comunicazioni Sociali e Lavoro – giustizia e custodia del creato hanno collaborato per presentare la nuova enciclica sull’ambiente.
Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a quelli che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo, ai nostri figli? Con l’Enciclica di Papa Francesco, Laudato Sì, il vescovo di Roma ci regala il frutto maturo di una riflessione che parte da lontano. La cura della Terra, del nostro territorio, della ‘casa comune’ non è uno dei tanti documenti papali, ma la tonalità di fondo della sua azione. C’è sì molto da lodare, ma anche molto da lavorare per la nostra sora madre terra. Siamo arrivati ad un punto critico, un punto d’allarme che può però essere un’occasione preziosa per invertire la rotta, a patto di coltivare un dialogo autentico e fraterno in cui ognuno dia il meglio della propria intelligenza e sensibilità. Papa Francesco da parte sua lo fa. Basta scorrere l’indice della nuova enciclica. Basta fermarsi quindici minuti per leggerla tutta d’un fiato. L’analisi della situazione è puntuale e argomentata, quando parla di clima, acqua, biodiversità. Lui è molto concreto. Un Papa ambientalista – come lo hanno ribattezzato molti colleghi -, un’enciclica verde – sempre rinominata da alcuni giornalisti e non solo – ma qui c’è molto di più. Un documento di sapienza alta che tocca l’economia, la politica, la gestione del pianeta. Per l’economista statunitense Carolyn Woo, la Laudato si’ è “un’enciclica poetica e pragmatica insieme, che chiama ad una autentica conversione ecologica”, soprattutto in campo economico. “La crescita – ha avvertito – non può essere illimitata, altrimenti avviene come per le cellule: si trasforma in tumore”.
In realtà – dice il Papa – il vero linguaggio della fede è la custodia del creato. Così come lo recitava san Francesco D’Assisi nel Cantico di Frate Sole. E il creato va custodito perché gravemente minacciato dallo strapotere di una lobby ricca e menefreghista verso l’altro, che risponde solo a se stessa. Che serve gli uomini ma che è il motore della cultura dello scarto. Una lobby di potenti che si commuove per l’estinzione dell’orso polare e dello scioglimento dei ghiacciai, ma poi ignora il grido dei poveri, degli ultimi, degli immigrati, delle periferie del mondo. Ed ecco perché è necessaria un’ecologia integrale in cui Dio, l’uomo e la natura tornino ad intrecciare i loro passi.
Come al solito Papa Bergoglio è tanto incoraggiante quanto esigente. Sprona i governanti del pianeta a fare di più e meglio, senza perdersi in giri di parole. Li sprona nel mettersi al servizio dei popoli e delle culture. Ma lo sviluppo sostenibile può partire, può ripartire, passare, costruirsi solo dal basso e dalle periferie.
Lo sguardo di Bergoglio attraverso quest’Enciclica è anche uno sguardo ecumenico. Non a caso, l’enciclica è stata accolta in modo molto favorevole anche dai fratelli ortodossi, rappresentati in vaticano durante la presentazione dell’Enciclica dal Metropolita di Pergamo, John Zizioulas, inviato del Patriarca ecumenico Bartolomeo. “Dal 1989 – ha detto – dedichiamo ogni anno, il primo settembre, un giorno di preghiera all’ambiente. Perché non fare in modo che questo giorno di preghiera sia comune a tutti i Cristiani? Questo segnerebbe un passo verso una maggiore vicinanza tra noi”.
Questo documento va letto con calma e riletto altre volte, per capirne bene il significato. Va studiato e meditato nelle nostre realtà parrocchiali, nei campi estivi, nei nostri incontri, in famiglia. C’è tanta roba e di alta qualità. Una qualità teologica che però non vuol dire che è solo per gli addetti ai lavori. Ma una riflessione da credente e da non credente, offerta a tutti gli uomini di buona volontà. E questo riguarda soprattutto noi ischitani che da ormai troppi anni abbiamo deturpato il nostro territorio, il nostro giardino, con l’abusivismo, gli scarichi illegali, la non curanza del nostro mare.
“Oggi è solo il primo momento di un percorso che non deve limitarsi a dei proclami su cui tutti siamo d’accordo – ha detto il Vescovo di Ischia Lagnese alla presentazione in Episcopio dell’Enciclica – ma che vengono puntualmente disattesi quando, di fatto, gli interessi hanno la prevalenza sui principi. Noi Ischitani siamo chiamati ad incarnare le indicazioni che ci vengono dall’Enciclica ” LAUDATO SI” la nostra isola deve diventare, sempre più, ciò che essa già è, un giardino da custodire. In questo spirito, Ischia diventi presto un laboratorio ecologico di custodia della creazione – ha continuato padre Pietro – perchè forse, è proprio questa la sua vocazione. Allora mettiamoci in umile ascolto delle indicazioni del Papa, tutti insieme, istituzioni e cittadini per restituire la nostra isola alla sua originaria vocazione, diamo vita ad una sinergia di azioni virtuose che possa far dire a chi viene ad Ischia: Laudato si mi Signore per nostra sora terra”.
Durante la presentazione nella sala conferenze del Seminario sono stati due gli interventi di spicco del Prof. Agostino Mazzella e dell’agronomo Franco Mattera.
A cura di Lorenzo Russo