Sacerdote, studioso, storico
A cura del prof. Michele D’Arco per il Kaire.
Nei giorni feriali, alle nove del mattino, in cattedrale Don Camillo d’Ambra celebra messa. Un nutrito gruppo di fedeli, anche con il caldo dei giorni estivi o col freddo dell’inverno, è lì ad aspettare che la sua esile figura si profili per salire all’altare.
A novant’anni, tanti ne compirà Mons. Camillo d’Ambra il prossimo quattro novembre, non è da tutti riuscire a servire e ravvivare la vigna del Signore con zelo, pietà e amore.
Le sue omelie, brevi, concrete, ricche di profondi contenuti teologici che si vanno ad innestare su spunti tratti dal Vangelo e dalla vita dei santi del giorno, costituiscono un esempio straordinario di quanto efficace possa risultare una breve omelia se esposta senza mai venir meno ai fondamenti della fede e della pietà cristiane.
L’invocazione alla Misericordia di Dio, uno dei punti focali del magistero di Papa Francesco, è per lui, da sempre, un costante motivo cui ispirare il suo essere sacerdote.
I tanti giovani che si accostano al confessionale, dove ancora oggi esplica la sua funzione di canonico penitenziere, sono la plastica testimonianza che il nomignolo «‘o santariello» del borgo antico non è un’esagerazione.
In occasione della festa dei suoi sessanta anni di sacerdozio ebbe a dire: “ho fatto molte cose” riferendosi ai suoi incarichi ricoperti nel corso degli anni, piegandosi sempre docilmente alla volontà del Signore, sempre fedele alle chiamate dei tanti Vescovi che negli anni si sono succeduti nella nostra diocesi.
“Sono passato attraverso il Seminario di Ischia e poi a Salerno quando, in piena guerra, vissi, in quella città, i tristissimi eventi bellici, colà particolarmente drammatici. Nel 1948 fui ordinato sacerdote da Mons. Ernesto de Laurentiis nel giorno del mio onomastico, San Camillo de Lellis, allora molto venerato ad Ischia…”
Di qui inizia il suo “cursus honorum” che lo porterà a ricoprire svariati incarichi svolti con dedizione profonda, pazienza e competenza. Prefetto nel Seminario d’Ischia, allora fucina, non solo di vocazioni sacerdotali, ma, più ancora, trampolino di lancio per tanti giovani divenuti poi classe dirigente dell’isola, Cancelliere Vescovile, Parroco della Cattedrale, Canonico della Collegiata dello Spirito Santo e, poi, Cappellano dell’Arciconfraternita S. Maria di Costantinopoli.
Oggi assolve ancora al compito di Canonico Penitenziere, raccogliendo le lacrime e le difficoltà di quanti turbati o angosciati, vanno a chiedere misericordia e perdono, specialmente in questi duri anni che stiamo vivendo.
Ma don Camillo riserba a quanti hanno la fortuna di poter cogliere certi suoi momenti di confidenziale partecipazione alle vicende della società e della vita comune di oggi e di ieri, un altro aspetto della sua personalità, ai più, del tutto sconosciuto.
È qui che viene fuori il suo talento brillante, ironico, divertente. Fioccano, così, citazioni deliziose, battute ironiche, espressioni gergali, episodi dimenticati, aneddoti spassosissimi, cosicché quegli esigui spazi temporali vorresti che non si esaurissero mai.
Ma alla sua poliedrica personalità si affianca l’uomo di profonda cultura storica, il ricercatore attento, dotato di quella certosina pazienza, indispensabile alla ricerca storica e alla catalogazione archivistica, ma anche lo studioso che utilizza parte della sua giornata tra le sudate carte raccolte nella sterminata produzione degli archivi parrocchiali della diocesi. Si deve a lui se l’archivio diocesano, attualmente ospitato negli eleganti ambienti del ex Seminario, oggi Episcopio e Museo Diocesano, è tornato a nuova vita.
Mons. Onofrio Buonocore lo volle, giovanissimo, suo collaboratore alla Biblioteca Antoniana ed è merito suo se larga parte del cospicuo e prezioso patrimonio librario è stato conservato. Negli ultimi anni ha avuto l’accortezza e la lungimiranza di passare il testimone al prof. Agostino Di Lustro e alla dott.ssa Ernesta Mazzella, oggi brillanti epigoni che continuano nella scia tracciata dai due grandi iniziatori di un’opera fondamentale per la nostra memoria storica.
Al carissimo don Camillo, interpretando i sentimenti dei tantissimi suoi estimatori, auguro buon compleanno, confidando che il Signore gli conservi la salute e quella prodigiosa lucidità per continuare il suo fecondo apostolato.