Dall’omelia del nostro vescovo Carlo in occasione della Santa Messa in suffragio di Papa Francesco

Diventa questa eucarestia il nostro modo di dirti grazie:

La Chiesa è in cammino, va sempre avanti.

Grazie per averci detto di non scoraggiarci mai, di percorrere, con il soffio dello Spirito, strade sempre nuove.

La Chiesa oggi ha bisogno di crescere nel discernimento spirituale.

Grazie perché nel discernimento spirituale hai detto alla tua Chiesa di essere costantemente alla ricerca della volontà di Dio.

Occorre formare i futuri sacerdoti a questo fine discernimento degli spiriti perché possano per davvero aiutare le persone nella loro vita concreta.

Grazie perché a noi sacerdoti, a noi vescovi, hai detto che nel nostro ministero occorre voler bene alla nostra gente, occorre amarla, fino a portare sulla nostra pelle e dentro la nostra pelle l’odore del nostro gregge.

La preghiera ci consente di rivolgerci a Dio con semplicità e familiarità, così come si parla ad un amico.

Grazie perché ci hai invitato a coltivare una profonda intimità con il Signore; quella intimità che, sola e nel segreto della nostra stanza, può dare entusiasmo al nostro impegno di evangelizzazione.

Ci hai insegnato ad andare verso le periferie per poterle abitare.

Grazie perché abitare le periferie di questa umanità significa metterle al centro della vita della Chiesa. Non può esserci amore per Dio se non c’è questa scelta preferenziale per i poveri. Come il Santo di Assisi, ci hai detto che è solo nell’abbraccio con i lebbrosi del nostro tempo che troviamo la salvezza.

Il tempo è superiore allo spazio.

Grazie perché ci hai suggerito di non preoccuparci dei risultati immediati; ci hai invitati ad alzare li sguardo, ad avviare processi che saranno portati a compimento. Ci hai invitato a non occupare spazi di potere. Tutto mettiamo sotto il Soffio dello Spirito. Quello Spirito che, come tu ci hai detto, si diverte a scompigliare, come nel giorno di Pentecoste, per ricondurre poi tutto ad unità.

Perché la vita va sempre difesa.

Grazie perché ci hai ridonato la dignità della vita. In un territorio in cui viviamo una violenza quotidiana, dove spesso le armi sembrano alzare la voce e diventano strumenti di morte anche per le nuove generazioni, tu ci hai invitati al dialogo con la forza della Parola: ad essere sempre artigiani di pace. Grazie, perché hai messo al centro la dignità della vita, di ogni vita.

La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria.

Grazie perché ci hai esortati ad annunciare il Vangelo con gioia, passione e amore verso ogni persona. Ci hai detto, con il tuo esempio, che tutte le nostre celebrazioni liturgiche sono un atto d’amore verso Dio e verso il nostro prossimo di ogni giorno.

Hai sognato una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, il linguaggio e la struttura diventano un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione.

Grazie perché in questa scelta missionaria, capace di trasformare ogni cosa, ti sei preoccupato sempre dei più poveri. Grazie perché ci hai detto che i poveri sono la nostra scelta preferenziale; quella scelta che, sola, può indicarci la strada.

Fratelli Tutti.

Grazie perché ci hai ricordato che in questo mondo ci stiamo tutti come fratelli di un unico Padre, senza creare lotte, divisioni, guerre e violenza. Vogliamo fare nostre le tue parole quando ci hai ricordato che “l’unità è superiore al conflitto” invitandoci a puntare più in alto di noi stessi e dei nostri interessi particolari.

Siate custodi del Creato, preservate la casa comune.

Grazie perché, sull’esempio del Santo di Assisi, ci hai ricordato che la nostra casa comune è come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, è come una madre che ci accoglie tra le sue braccia. Grazie perché ci hai fatto sentire la responsabilità con cui dobbiamo accogliere questa casa comune: una casa che riceviamo in prestito, da curare, custodire e lasciare alle prossime generazioni.

Grazie Francesco, per il nome che hai scelto e che ha rappresentato la cifra del tuo papato.

Ciao Papa Francesco. Preghiamo per te. Come ho avuto modi di dirti più di una volta nei nostri incontri, le nostre Chiese, di Pozzuoli e di Ischia, ancora una volta ti dicono: ti vogliamo bene e preghiamo per te!