Videointervista a don Luciano Meddi che ha guidato il nostro presbiterio in tre giorni di dialogo sul “sacramento dell’addio”
Marco Trani — Chi crede che i preti non lavorino – in modo particolare d’estate – rimarrà perplesso nel sapere che un bel numero di sacerdoti isolani si è cimentato in un “fresco” percorso di tre giorni, da martedì 21 a giovedì 23, per confrontarsi sul tema delicato del Sacramento della Cresima. Don Luciano Meddi, sacerdote della diocesi di Roma e professore ordinario di catechetica missionaria alla Pontificia Università Urbaniana, ha guidato queste piacevoli mattinate all’insegna dell’incontro e del dialogo tra il vescovo, i presbiteri e i seminaristi.
Per iniziare questi tre giorni, il nostro vescovo Pietro, a due anni dall’inizio del suo ministero ha voluto tirare un po’ le somme, dopo aver incontrato i vari cresimandi nelle loro comunità parrocchiali prima di conferire loro il Sacramento. Purtroppo ha potuto osservare che non sempre chi chiede la Cresima ha un’intenzione precisa di adesione al Vangelo. Il nostro rinnovato desiderio di annuncio dovrebbe trovare come destinatari i giovani che spesso sono come pecore senza pastore, ma che bussano alle porte delle nostre chiese e vanno via scandalizzati da una proposta che non dice nulla. Il vescovo non ha avuto paura di affrontare senza mezzi termini il tema chiedendosi se sia il caso di continuare così, consapevole della fatica che ciascuno fa ogni giorno per poter generare alla fede, anche se tanti tentativi non travalicano la semplice istruzione religiosa. Il Sacramento dell’effusione dello Spirito dovrebbe invece aprire alla ministerialità della Chiesa nel mondo, verso un impegno politico, sociale, profetico.
Don Luciano Meddi ci ha aiutato a riflettere, a prendere coscienza, a vedere i nodi da sciogliere, affinché un disagio si possa trasformare in desiderio di nuova evangelizzazione, senza aver paura di abbandonare lo schema classico di lezione frontale in stile scolastico per lasciare spazio a un modello che gestisce la pluralità e l’individualità, che guarda alla crescita nel discepolato.
Sono stati tanti e ricchi gli interventi dei nostri sacerdoti che si sono interrogati sull’incontro dei giovani con il Vangelo, sul rapporto quantità/qualità, sul sostegno psicosociale, sulla religiosità che non media l’incontro con Gesù, sul far sentire una comunità accogliente, sul problema dell’individualismo, sull’incontro con lo Spirito…
Meddi ha quindi proposto un suo schema di catecumenato crismale. Già le prime comunità cristiane avevano pensato un percorso per il catecumeno, l’adulto che si avvicinava alla fede in Gesù Cristo e chiedeva di ricevere il Battesimo. Questo percorso per adulti è sempre stato presente nella Chiesa e la loro preparazione continua ad essere affidata direttamente ai vescovi; non a caso la Cresima, l’ultimo Sacramento dell’Iniziazione Cristiana, è legato indissolubilmente a un successore degli Apostoli. Il desiderio sorto in questi giorni è che sia vissuto dai giovani proprio come un vero noviziato aperto a tutti per confermare in modo autentico la vocazione battesimale, finalizzato alla crescita della personalità cristiana, allo sviluppo della appartenenza ecclesiale, alla abilitazione a vivere la vita cristiana secondo una Regola di Vita, a scoprire il proprio carisma e il proprio compito missionario.
Per realizzare ciò dovremmo avere il coraggio di ripensare i vari itinerari (che a volte non durano più di tre mesi!) verso la costituzione di un’agenzia aperta, varie équipes dislocate sul territorio che in stretto rapporto con la parrocchia riescano ad offrire al giovane niente più che una vita per il Vangelo. Il giovane, più che il ragazzo, in due anni conoscerà varie tappe: la proposta, l’aggregazione, l’appartenenza, l’introduzione alla vita cristiana e quando si vedrà il giovane convinto e desideroso riceverà la Cresima come sintesi del cammino.
L’episcopato di Lagnese sta continuando a declinare nella nostra Chiesa di Ischia l’Evangelii gaudium di Papa Francesco, cosciente che «Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà» (EG,44)