Incontro a Roma con i direttori diocesani e gli incaricati regionali per le comunicazioni sociali. Il saluto a mons. Domenico Pompili, vescovo eletto di Rieti, che ha guidano l’ufficio Cei per le comunicazioni sociali dal 2007 fino a pochi giorni fa.

 

“Lavoro, opera e azione”, ovvero incontro, pensiero e decisione. Su queste “tre direttrici” si è mosso l’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali guidato, dal 2007 fino a pochi giorni fa, da monsignor Domenico Pompili, vescovo eletto di Rieti. Ed è stato proprio monsignor Pompili a tracciare il bilancio del suo mandato, il 28 maggio scorso a Roma, con i direttori diocesani e incaricati regionali per le comunicazioni sociali, tra cui il direttore del settimanale diocesano Kaire Lorenzo Russo, in un simbolico “passaggio di consegne” a don Ivan Maffeis, per 5 anni al suo fianco come vicedirettore dell’Ufficio e ora a lui subentrato nell’incarico.

Partire dalle relazioni. Pompili è partito dal lavoro fatto, che ha avuto come filo rosso “la manutenzione quotidiana delle relazioni”, rendendo l’Ufficio “luogo di snodo, cabina di regia, punto di convergenza”. Anzitutto l’attenzione verso la rete degli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali, “puramente virtuale senza una manutenzione attenta”. Alla “centralità strategica” dell’Ufficio all’interno della segreteria generale della Cei si affianca così “la funzione di coordinamento” rispetto alle realtà locali, con la “newsletter settimanale” e “la consulenza nelle situazioni di crisi”, come pedofilia, scandali economici, problemi pastorali e altri ancora. Il direttore uscente ha poi ricordato gli incontri “con gli ordini religiosi maschili e femminili”; quelli “con i direttori dei media cattolici, volti a promuovere una convergenza e una sinergia sempre più marcate ed efficaci”; “il contatto con i giornalisti di ogni testata e sensibilità culturale”. “Non si sono cercati complici, ma professionisti con i quali rapportarsi in modo equanime e discreto”, ha precisato, citando la recente affermazione di papa Francesco, che ha dichiarato di leggere “La Repubblica”. “Se avesse detto che legge ‘Avvenire’ o ‘L’Osservatore Romano’ sarebbe stata un’affermazione scontata. È ovvio che questi giornali gli stanno a cuore. Mentre così – ha chiosato Pompili – il Papa ci ha dato un’indicazione di metodo: bisogna incontrare quelli distanti”.

Anni “cruciali”. Il lavoro quotidiano è stato costantemente sostenuto dal pensiero, in anni “cruciali dal punto di vista culturale, anche per l’accelerazione senza precedenti dello sviluppo tecnologico”, a partire dall’“esplosione di Facebook” (2008). Il vescovo ha sottolineato il “fondamentale” sforzo “d’interpretare i segni dei tempi e orientare questi cambiamenti in una direzione favorevole all’umano”, richiamando i convegni organizzati negli anni scorsi – “Chiesa e web 2.0” (2009), “Testimoni digitali” (2010), “Abitanti digitali” (2011) -, “punti fermi nella riflessione culturale e nel contributo della Chiesa alla comprensione del nostro tempo”. Ha poi citato il sito www.chiesacattolica.it “per accompagnare e valorizzare il lavoro delle diocesi e della Chiesa su questi temi”, “il corso Anicec e l’investimento sugli animatori”, la celebrazione del “decennale del Direttorio sulle comunicazioni sociali ‘Comunicazione e Missione’”, nonché “l’attenzione alla pluralità dei linguaggi” (teatro, cinema, sale della comunità). Infine, nell’ottica di una “sempre maggiore collegialità e corresponsabilità”, Pompili ha richiamato “l’attenzione ai rapporti costanti con Fisc e Ucsi per quel che attiene il mondo dei giornalisti, ma anche con il Copercom per quel che significano le diverse realtà ecclesiali nel mondo della comunicazione”.

L’interlocuzione con i media. Da ultimo, ha ricordato come l’Ufficio abbia “svolto un ruolo di orientamento della linea editoriale ed economica” dei media Cei (Avvenire, Sir, Tv2000, Radio InBlu), svolgendo al tempo stesso una “interlocuzione importante” con la Rai. “Pubblico e noto” è “l’impegno per il rinnovamento della trasmissione ‘A sua immagine’”, cui si è affiancata “la ridefinizione dei programmi radio (Il pensiero del giorno, Ascolta si fa sera, L’ora di religione)”, “la presenza su altre emittenti e in generale sui media laici intesi non come strumento per fare proselitismo, ma come luoghi dove incontrare anche i lontani”. Ancora, “l’apertura, nel dicembre 2012, dell’account Twitter”, la “rinnovata campagna 8 per mille”, “tante iniziative di mobilitazione, come la recente veglia per i martiri cristiani #free2pray, o le prese di posizione pubbliche contro pedofilia, gioco d’azzardo, corruzione”. Infine, il sito per il V Convegno ecclesiale nazionale, “con innovativo formato interattivo, inedito per i siti Cei”.

Lavorare con il territorio. Ora, a portare avanti il cammino intrapreso sarà don Ivan Maffeis, già direttore del settimanale “Vita Trentina”, di Radio Studio Sette InBlu, nonché segretario della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc). “Le diocesi – rileva – si aspettano proposte concrete e semplici”. E allora l’impegno dell’Ufficio Cei sarà “lavorare con il territorio, con progetti che rispondano a esigenze specifiche, ad esempio per la formazione”. Concretamente, “ai grandi convegni privilegiare iniziative mirate di formazione”, “occasioni di confronto e pensiero”, come pure “facilitare la messa in circolo di buone prassi ed esperienze positive che nascono nei territori”. “Nelle nostre diocesi – osserva – l’importanza della comunicazione rischia di essere avvertita nella sua rilevanza quando ci si trova ‘costretti’ a comunicare perché vi è una pressione esterna, magari a seguito di spiacevoli casi di cronaca. In questi casi ci si rende conto che servirebbe un buon ufficio, come pure rapporti corretti e veri con i giornalisti. Ma una buona comunicazione non s’improvvisa”. “In gioco – conclude – c’è la possibilità di far sentire la propria voce o, viceversa, il rischio di restare afoni”.