La Diocesi di Ischia si estende su un territorio di 46 km2 e conta una popolazione di 70.000 abitanti. È sede vescovile suffraganea di Napoli.
Ecclesialmente la Diocesi è costituita da 25 parrocchie, pastoralmente raggruppate in quattro decanati: Barano – Serrara Fontana, Casamicciola – Lacco Ameno, Forio, Ischia.
Gli scavi archeologici condotti alle falde di Monte Vico e nella zona dove sorge la basilica di Santa Restituta, nel comune di Lacco Ameno, attestano la presenza nell’isola di Ischia di alcune comunità cristiane già nel II-III secolo. Per avere notizie certe sulla presenza di un vescovo e di una conseguente organizzazione ecclesiastica dobbiamo attendere il secolo XI. Un documento del 1108 attesta la presenza del Capitolo d’Ischia. La chiesa “ Insulana”, “Isclana” o “di Ischia”, nella certezza storica della sua esistenza, inizia il suo cammino con il vescovo Pietro che nel 1179 sottoscrive gli atti del Terzo Concilio Lateranense, insieme con Sergio, arcivescovo di Napoli, suo Metropolita. Nel corso dei secoli si verificano periodi abbastanza lunghi di sede vacante dovuti a varie motivazioni di carattere politico o a progetti di ridimensionamento della mappa ecclesiastica delle diocesi dell’Italia Meridionale.
Lo scisma d’occidente coinvolge in qualche modo anche Ischia che, per alcuni anni, rimane sotto l’obbedienza dell’antipapa avignonese Clemente VII. Ritorna successivamente all’obbedienza romana. Deve affrontare, a partire dal 1402, un altro periodo burrascoso per la presenza del cardinale Baldassarre Cossa, esponente di una famiglia potente dell’Isola, che ne diviene “Administrator”.
Figure fulgide di pastori sono stati quelli succedutisi nei secoli XV e XVI in periodi a volte di grande splendore soprattutto per la presenza di artisti, poeti e sovrani che soggiornano sul Castello, l’antica città d’Ischia, ma al tempo stesso anni tristi per le invasioni piratesche che l’Isola subisce nella prima metà del secolo XVI, e per le persecuzioni del fiscalismo dei dominatori spagnoli.
Il lungo e controverso episcopato di Inico d’Avalos (1590-1637), se non riesce ad operare una vera e propria riforma in senso tridentino della vita della Chiesa d’Ischia, tuttavia crea le premesse perché questa si potesse sviluppare con i vescovi suoi successori nel corso del secolo XVII. Bisogna ascrivere a suo merito il fatto che indice il primo sinodo diocesano nel 1599 e altri ancora nel corso dei decenni successivi. Fonda due nuove parrocchie, soprattutto nel corso degli anni del suo episcopato, Ischia subisce l’influsso benefico della Compagnia di Gesù.
Il “secolo dei lumi” si apre ad Ischia con la celebrazione del Sinodo indetto dal vescovo Luca Trapani nel 1716. L’evento centrale del secolo XVIII è la fondazione del Seminario da parte del vescovo Nicola Antonio Schiaffinati (1739-43) nel 1740. L’apertura del Seminario costituisce per il vescovo Schiaffinati un vero e proprio calvario personale conclusosi con la chiusura del Seminario e la morte dello stesso vescovo nel 1743.
Riaperto dal successore Felice Amato alcuni anni dopo e, tra alterne vicende di chiusure forzate e aperture, raggiunge il massimo splendore nella seconda metà del secolo XIX grazie all’impegno dei vescovi che si sono succeduti. I frutti dell’impegno delle loro energie in questo settore sono la fioritura di un clero all’avanguardia nel campo ecclesiale, culturale e, soprattutto, nella santità della vita che, nel canonico Giuseppe Morgera, (1844-98) parroco di Casamicciola, oggi Venerabile, e nell’episcopato raggiunto da alcuni sacerdoti all’inizio del sec. XX, raggiunge il momento più prestigioso ed esaltante della sua storia.
Ma la chiesa isclana, all’inizio del XIX secolo, deve affrontare ancora un momento di particolare difficoltà non solo per la lunga mancanza del vescovo dal 1799 al 1818, ma anche per la distruzione dell’antica cattedrale del castello nel giugno 1809 causato dallo scontro tra Francesi e Anglo-borbonici. La cattedrale viene dissestata e saccheggiata e il capitolo è costretto ad abbandonarla al suo destino. Dopo la soppressione del convento agostiniano di S. Maria della Scala nell’antico borgo di Celsa (oggi Ischia Ponte) nell’agosto del 1809, il Capitolo della cattedrale chiede ed ottiene in proprietà dal Bonaparte il 17 gennaio 1810 la chiesa del convento per adibirla a nuova cattedrale.
Nel secolo XX, la storia della diocesi di Ischia, è caratterizzata da ben due periodi di amministrazione apostolica e dalla celebrazione del Sinodo. Con la nomina a vescovo residenziale di Mons. Parodi nel 1980, riparte a pieno ritmo la serie episcopale della chiesa d’Ischia. Con Mons. Antonio Pagano (1983-1997)Ischia ha un vescovo di grande bontà d’animo che si occupa interamente per l’ammodernamento della Diocesi. Suo successore è nel 1998 Mons. Filippo Strofaldi (1998-2012), il quale sino alla fine ha amato ed ha operato intensamente per la sua Chiesa. Momento culminante del suo episcopato è l’arrivo del Papa ad Ischia il 5 maggio 2002. Questo è un evento storico per la Chiesa isclana non solo per la sua eccezionalità, ma per il grande fervore che suscita in molti e soprattutto per la grande missione consegnata: “Chiesa di Ischia: accogli, ascolta, ama”. Altri momenti esaltanti sono il ritorno delle reliquie di San Giovan Giuseppe della Croce nel 2003, la celebrazione del Sinodo Diocesano dal 2004 al 2008. Suo successore è Mons. Pietro Lagnese nel 2013, il quale sulla scia anche dei suoi predecessori tanto solleciti del progresso spirituale della Chiesa “Insulana”, ha avviato un profondo rinnovamento spirituale, pastorale e sociale che produrrà risultati veramente grandi per realizzare nel nostro tempo la consegna data dal Papa santo Giovanni Paolo II e le attuali esortazioni di Papa Francesco. Rinnovamento partito dall’informazione con l’istituzione di un settimanale dall’emblematico nome “Kaire”, prosegue con la formazione e la riflessione con l’ottavo Convegno: “Evangelii Gaudium” la Chiesa d’Ischia in uscita.