Celebrati martedì 23 aprile i funerali di don Vincenzo Avallone nella parrocchia di san Leonardo in Panza
Anna Di Meglio
Una chiesa straripante di fedeli ha accolto martedì pomeriggio scorso il nostro Vescovo giunto per presiedere alla Messa in occasione dei funerali del caro don Vincenzo Avallone, celebrati nella parrocchia di san Leonardo in Panza, alla presenza di gran parte del clero isolano, di diaconi e di alcune autorità locali. Come si conviene ad un presbitero, il corpo era rivolto verso i fedeli, la posizione abituale durante la celebrazione, tra le mani il calice, segno dell’Eucaristia; presente anche l’abito da canonico e la stola. Siamo nell’ottava di Pasqua e la Chiesa celebra per tutta la settimana, con il colore liturgico bianco, il Cristo risorto, evento che prevale su ogni altro, anche il rito funebre. Pertanto anche le letture di martedì sono state quelle previste dal calendario liturgico per la celebrazione eucaristica del martedì: un brano dagli atti degli Apostoli (At 2,36-41),il Salmo 32 e un brano dal vangelo di Giovanni (Gv 20,11-18). Ed è proprio la celebrazione della Pasqua dei vivi e non dei morti, del Cristo risorto – ci ha ricordato in apertura di celebrazione il Vescovo – che prevale anche nella morte di don Vincenzo, chiamato per passare dalla vita su questa terra a quella del cielo proprio durante le celebrazioni pasquali e, non unica coincidenza, con i funerali celebrati in una giornata in cui il Vangelo di Giovanni propone la figura di Maria Maddalena: proprio nella Chiesa di S. Maria Maddalena in Casamicciola don Vincenzo ha svolto per quaranta anni il suo ministero come parroco e tantissime volte avrà commentato quel passo del Vangelo nel quale la Maddalena, Maria di Magdala, affranta e disperata incontra l’amato Signore e che il caso ha voluto diventasse brano che lo ha accompagnato nel giorno del suo incontro con il Signore. E parte dall’Eucarestia, come rendimento di grazie a Cristo che ha vinto la morte, l’omelia di Mons. Lagnese; la resurrezione ne diventa il baricentro. Facendo perno su di essa il discorso del Vescovo dispiega la vita di don Vincenzo Avallone e la intreccia con quella del venerabile Giuseppe Morgera, al quale don Vincenzo era legato non solo per essere stato suo successore alla guida della Parrocchia di S. Maria Maddalena, ma anche per la grande ammirazione che egli nutriva per una figura importante del panorama della Chiesa isolana alla quale la Diocesi ha dedicato una biografia presentata sabato 27 aprile, per la quale don Vincenzo aveva manifestato interesse e alla stesura della quale aveva dato il suo contributo. Dunque una vita dedicata all’annuncio del Cristo risorto, vissuta in una straordinaria semplicità e umiltà. “Divenuto figlio di Dio con il Battesimo, don Vincenzo ha scoperto, nella universale vocazione alla santità l’altra vocazione, quella di essere prete di Dio (…), uomo appassionato di Gesù, come la Maria di Magdala del brano del Vangelo, che piange perché non ha più nemmeno il corpo del suo Signore e scopre con stupore che invece egli è risorto. Una donna che si è sentita chiamata e toccata dal Signore. Così un po’ per tanti è stato don Vincenzo, attraverso lui, le sue parole, il suo esempio, tanti hanno potuto incontrare il Signore”. Un uomo di Dio, di grande cultura, ma anche uomo virile e concreto, amante della terra – il Vescovo ha ricordato con affetto le visite obbligatorie al suo orto – e nello stesso tempo tenerissimo e amabilissimo, vicino a tutti, “soprattutto padre dei poveri e povero egli stesso, un vero terziario francescano, che ha saputo vivere la passione per il Signore e per l’umanità, spendendo nella gioia il suo sacerdozio”
Il Vescovo ha poi ricordato la lunga vita sacerdotale di don Vincenzo, ben sessantacinque anni, ordinato nel 1954, studi preso il Seminario di Ischia, poi di Salerno e ancora a Posillipo, una vita passata poi laddove l’obbedienza lo mandava, formatore nel Seminario di Ischia, docente, cappellano militare, parroco a Serrara e poi a Casamicciola e infine Vicario a Panza, prima con don Gioacchino e poi con don Cristian. Una vita ricca dunque e ben spesa. “Sempre al servizio, amava fermarsi ad annunciare la parola sempre e ovunque, il Signore lo ha chiamato a fare Pasqua a Pasqua: possa contemplare il volto di Dio – ha concluso Mons. Lagnese – ci affidiamo alle sue preghiere, che nella comunione dei Santi continui a lavorare la terra di questa isola attraverso la sua preghiera.
Il feretro di don Vincenzo, subito dopo la celebrazione, portato a spalla dai presbiteri, è stato condotto nel centro del paese dove gli è stato tributato l’onore dei tre giri di piazza, tra la folla applaudente, omaggio tradizionale della nostra terra per i sacerdoti che, nel riconoscimento popolare, sono stati immagine del buon pastore. Al termine, al canto del Magnificat, il lungo corteo e folto corteo, accompagnato dalla banda del paese si è avviato verso il cimitero.