Parole che sintetizzano il significato della scelta di svolgere liturgia delGiovedì Santo in un luogo dove la maggioranza degli ospiti non sono cristiani, ma musulmani. Scelta che pur essendo stata decisa diverso tempo fa, ha assunto un valore del tutto particolare dopo gli attacchi terroristici di Bruxelles.
Nella breve e intensa omelia il Pontefice ha approfondito il senso della sua scelta. «I gesti parlano più delle immagini e delle parole», ha detto, spiegando come nella Parola di Dio appena proclamata ci fossero «due gesti». Il primo «Gesù che serve, che lava i piedi … Lui, che era il ‘capo’, lava i piedi agli altri, ai suoi, ai più piccoli». Un gesto. Il secondo «Giuda che va dai nemici di Gesù, da quelli che non vogliono la pace con Gesù, a prendere il denaro con il quale lo ha tradito, le 30 monete».
«Anche oggi, qui, ci sono due gesti», ha quindi aggiunto Papa Francesco. Il primo è che «tutti» i presenti, «musulmani, indù, cattolici, copti, evangelici ma fratelli, figli dello stesso Dio» hanno il desiderio di «vivere in pace, integrati». Ma a questo gesto, ha aggiunto riferendosi agli attacchi terroristici di Bruxelles, si contrappone quello di «tre giorni fa», un gesto «di guerra, di distruzione in una città dell’Europa, di gente che non vuole vivere in pace». «Ma dietro a quel gesto, come dietro a Giuda, – ha proseguito – c’erano altri». Infatti «dietro a Giuda c’erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato». Mentre «dietro ‘quel’ gesto» che ha segnato la capitale belga, «ci sono i fabbricanti, i trafficanti di armi che vogliono il sangue, non la pace; che vogliono la guerra, non la fratellanza».
Alla fine della celebrazione liturgica Papa Francesco ha voluto salutare uno ad uno tutti gli ospiti del Centro. Accompagnato dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, e da Angelo Chiorazzo, fondatore della Cooperativa Auxilium che gestisce il Cara, a ciascuno ha consegnato una busta con una offerta. Mentre in mattinata a Castelnuovo di Porto, piccolo comune alla porte di Roma, erano arrivati, sempre da parte del Papa, magliette a palloni da calcio, uova di Pasqua e coroncine del Rosario.