Lorenzo Russo – direttore Kaire
«Il lavoro ci dà dignità. Chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari chiude fabbriche, chiude imprese e toglie il lavoro agli uomini fa un peccato gravissimo». Sono le parole che Papa Francesco ha rivolto ai pellegrini riuniti mercoledì scorso in piazza San Pietro – 12 mila fedeli – per l’udienza generale. Salutando i gruppi italiani, alla fine dell’incontro, il Papa ha rivolto «un pensiero speciale» ai lavoratori di Sky Italia il cui progetto di ristrutturazione prevede la chiusura della sede di Roma, oltre duecento licenziamenti, e oltre trecento spostamenti di lavoratori da Roma a Milano. «Auspico – ha detto papa Francesco – che la loro situazione lavorativa possa trovare una rapida soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie». «I responsabili dei popoli, i dirigenti, hanno l’obbligo di fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possa lavorare e così avere la fronte alta, guardare in faccia gli altri, con dignità», ha aggiunto il Papa.
Poco prima, durante la catechesi, Francesco ha ribadito il forte “no” all’ipocrisia, che può “annidarsi ovunque, anche nel nostro modo di amare”, esortando i presenti ad un amore sincero, forte, non un amore da “telenovela”. L’amore, la carità, è la chiamata più alta per il cristiano, la vocazione per eccellenza, a cui è legata anche la gioia della speranza cristiana. Il nostro amore è ipocrita quando è interessato, quando è mosso da interessi personali – “e quanti amori interessati ci sono!”, dice a braccio Francesco. Ma siamo ipocriti anche quando diventiamo funzionari della carità, quando aiutiamo gli altri semplicemente per mettere in mostra noi stessi e cercare gli applausi, come se avessimo noi il copyright della carità.
La carità, invece, è anzitutto una grazia, “un regalo”, spiega ancora a braccio il Papa: poter amare è un dono di Dio, ma dobbiamo chiederlo, e lui ce lo dà volentieri. Siamo peccatori, e allora dobbiamo lasciarci guarire il cuore: solo così, solo sperimentando la compassione e la misericordia del Padre, solo dopo questo percorso incessante di guarigione riusciamo a comprendere che tutto quello che possiamo vivere e fare per i fratelli non è altro che la risposta a quello che Dio ha fatto e continua a fare per noi. “Amare sul serio è apprezzare le piccole cose di ogni giorno”. Francesco spiega che noi non siamo capaci di amare veramente, riusciamo a farlo solo grazie al ricorso alla misericordia infinita del Padre. E allora sì che torneremo ad apprezzare le cose piccole, semplici, ordinarie, che torneremo ad apprezzare tutte queste piccole cose di ogni giorno, assicura il Papa: saremo capaci di amare gli altri come li ama Dio, volendo il loro bene, saremo contenti per la possibilità di farci vicini a chi è povero e umile, come Gesù fa con ciascuno di noi quando siamo lontani da lui, di piegarci ai piedi dei fratelli, come lui, Buon Samaritano, fa con ciascuno di noi. È questo il segreto per essere lieti nella speranza, come esorta a fare Paolo nella lettera ai Romani: ricambiare nei fratelli, per quel poco che possiamo, il tanto che riceviamo ogni giorno da lui.