Il Vescovo Pietro tra chi ha perso tutto: “Il Signore è vicino e non ci abbandona, con questa consapevolezza spalanchiamogli le porte del nostro cuore”
Luis Mattera
Anche quest’anno è giunto il Natale. Non c’è un anno senza Natale, non c’è anno che non si aspetti Natale. Molte scadenze, tanti cambiamenti, hanno come riferimento questa ricorrenza. Le industrie respirano a polmoni pieni, la televisione ci bombarda di immagini di regali, di pubblicità natalizie. Tutto attorno a noi assume un aspetto magico e quasi surreale. Ma ad Ischia non per tutti è stato così. Il 21 agosto scorso qualcosa si è fermato, qualcosa ha smesso di vivere, qualcuno ha perso la speranza e la voglia di andare avanti. Il terremoto ha certamente scosso profondamente il suolo di Casamicciola e Lacco Ameno devastando case, negozi e chiese ma il danno più grande è nel cuore delle persone, nel cuore di chi si trova senza casa, senza ricordi, sotto un tetto che non è suo, nel cuore di chi vive le festività natalizie aspettando che terminino il prima possibile. Il terremoto è nel cuore di chi, preso dal dolore e dai ricordi ridotti ormai a un cumulo di macerie, non ha il coraggio di sperare. È a loro che il nostro Vescovo di Ischia Mons. Pietro Lagnese ha rivolto il continuo pensiero e la concreta vicinanza in questi mesi e in particolar modo con l’avvicinarsi delle festività. Interamente a loro è infatti dedicato il messaggio che il pastore della Diocesi ha scritto per il Santo Natale. “Il messaggio di Natale di quest’anno è dedicato innanzitutto a te” scrive il Vescovo “fratello terremotato, a te sorella terremotata. A te che trascorrerai questi giorni tanto particolari come mai avresti immaginato: fuori di casa. A te che da quella sera del 21 agosto sei senza casa, perché la tua è lesionata o, peggio, irrimediabilmente danneggiata e sei abitato da tanti “se”, “dove” e “quando”.
Con la solennità del Natale la Chiesa ci fa vivere la manifestazione del Verbo di Dio agli uomini. Dio si fa carne e viene ad abitare tra noi. Nasce in mezzo a noi. Egli che è il Sole vero, la Luce del mondo, l’Onnipotente decide di nascere in una grotta, riscaldato dal fiato di un bue e di un asino e visitato per primo da pastori. Questo, a pensarci, è proprio ciò che stanno vivendo gli abitanti del Majo, de La Rita e del Fango in questo momento della loro vita.
Il vescovo infatti, nel suo messaggio, ci ricorda: “Natale è qui! Sì, ciò che vivi è Natale. Se ci rifletti, Natale è infatti la festa di un Dio che è senza Casa. E ti dico questo non soltanto perché anche Lui quando venne tra noi visse il dramma di non trovare casa, e non essendoci posto per Lui, nacque in un alloggio di fortuna; e neppure perché appena nato fu costretto con i suoi a fuggire in Egitto, profugo proprio allo stesso modo, come quelli di oggi. Il motivo è prima di tutto un altro. Natale è la festa di Dio che lascia la sua Casa. Natale è la festa di un Dio sfollato che ha perso la sua abitazione per venire a stare con noi.”
Al Majo, ogni anno in occasione del Natele, c’è una antica tradizione: la processione con il Bambino e la Santa Messa. Quest’anno, non potendo accedere alla Chiesa del Purgatorio, il Parroco don Gino Ballirano ha fatto richiesta che la cerimonia si svolgesse in Piazza Majo. Nonostante molti abitanti della zona fossero sparpagliati in vari comuni dell’isola questa tradizione ha visto una grande partecipazione di persone, del Majo principalmente. Il vescovo Pietro, giunto a visitare gli abitanti della zona ha presieduto la processione con il Bambinello tra cumuli di macerie e case lesionate. L’emozione è stata tanta ed era visibile nei volti commossi dei presenti. Appena giunto ha rivolto queste parole ai presenti: “per me è una grande gioia stare qui con voi, sono venuto proprio per dirvi che il Signore vi sta vicino, si è fatto uomo per noi, è venuto a stare con noi. La presenza del vescovo stamattina vuole rappresentare proprio questo: il Signore non ci abbandona, il Signore sta con la gente del Majo, del Fango, de La Rita. Con questa consapevolezza, che il Signore sta tra noi e si fa nostro compagno di strada anche nelle nostre sofferenze, viviamo questo giorno così santo, così speciale e chiediamo al Signore la grazia di sentirci abitati da lui e diventiamo strumenti del Suo amore, portiamo il nostro sorriso verso chi ha perso tutto, la casa, gli affetti, i ricordi, il lavoro. Prego insieme a voi la Vergine santissima perché possiamo spalancare le porte all’Emmanuele”. Appena iniziata la processione è stato intonato il “Te Deum”, un inno di ringraziamento a Dio. Apparentemente un controsenso. Tanti non hanno più la casa o è gravemente lesionata. Per cosa ringraziare Dio allora in questo Natale se costretti a lasciare case e beni di una vita? A risponderci è sempre il messaggio di Natale già prima citato, che evidenzia il paragone tra i terremotati senza casa e Dio nato in una stalla: “Tu mi dirai: no, non è così; il paragone non calza: Lui venne liberamente; lasciò la Sua Casa spontaneamente. Io no; io sono stato costretto”. E io ti risponderò: “no, anche Lui. Anche Lui come te fu costretto. Lasciò il Cielo costretto dall’Amore”. L’Amor che move il sole e l’altre stellelo mosse a venire tra noi e lo rese per noi un Dio senza casa. Sì, Egli è innamorato dell’uomo! Lo ama così tanto che, pur nel rispetto della sua libertà, non si rassegna a vederlo perso lontano da lui. E perciò esce di Casa e si mette a cercarlo. Il mistero dell’incarnazione è frutto di questo amore. Dio si fa carne per questo! Per questo lascia la sua Casa e viene in mezzo a noi. Per questo motivo si fa Uomo nel grembo di Maria.Sì, gli siamo cari, gli stiamo a cuore!” Questo allora è il principale motivo di ringraziamento, il dono del Suo amore, il dono di essergli a cuore come suoi veri figli. Un amore, il suo, che non cessa mai!
Prima di andare via per celebrare la Messa al Fango, il Vescovo ha concluso la breve processione e ha pregato insieme ai terremotati chiedendo al Signore che il popolo di Casamicciola “senta sempre la tua presenza, che non si scoraggi nelle prove, non si perda d’animo nelle difficoltà, non si abbatta nella sofferenza, affinché sostenuto da te e dalle grazie dello Spirito, per l‘intercessione della Beata Vergine Maria Immacolata e Addolorata, possa mettere mano alla ricostruzione. Possano gli abitanti di Casamicciola avere una casa sicura, un lavoro sano, una famiglia serena”. Al termine della Santa Messa è stato letto il messaggio di Natele del Vescovo ai terremotati e tutti si sono scambiati gli auguri.
Nonostante si sia perso tutto gli abitanti di Casamicciola non hanno perso la fede. La fede è certo dono di Dio ma viene provata anche in sofferenze come questa. Un Natale diverso per tanti, un Natale che nonostante la sofferenza e il dolore porta con sé un enorme carico di speranza: l’augurio che, come già auspicato più di 130 anni fa dal Venerabile Parroco Morgera e come egli stesso fece incidere sulle campane della Basilica, rinasca una nuova Casamicciola fondata “sul Cuore di Gesù”.