DIOCESI DI ISCHIA

 

RELAZIONE FINALE / SINODO 2025

I – IL CAMMINO FATTO E LE PRESE DI COSCIENZA COMUNITARIE

Il cammino sinodale della Diocesi di Ischia ha messo in luce, sin dalla fase profetica, come la corresponsabilità di presbiteri e laici nella missione e nelle scelte decisive della vita della comunità sia uno degli aspetti fondamentali per il rinnovamento della vita ecclesiale. È certamente la dinamica dell’ascolto la chiave decisiva per vivere in maniera autentica la comunione in un clima di relazioni fraterne tra tutti i membri, con lo sguardo rivolto al futuro, valorizzando le tante risorse umane e spirituali di cui ancora – ci siamo accorti – è dotata la nostra Chiesa. La corresponsabilità emerge come un principio centrale per una Chiesa che non solo si riunisce per celebrare la fede, ma che è chiamata a viverla in tutti i suoi aspetti, soprattutto “in uscita”. I laici impegnati si sentono pronti ad annunciare e testimoniare il Vangelo e ricercano relazioni vere, autentiche, nel rispetto dei ruoli e dei ministeri. È emersa chiara la richiesta ai presbiteri di creare spazi di confronto per una corresponsabilità che, soprattutto nella fase post-covid, aiuti il ricostituirsi del tessuto delle nostre comunità. Risulta, di conseguenza, necessaria una formazione che abbracci diversi ambiti: spirituale, biblica, teologica ma anche pastorale e in chiave missionaria. I laici devono essere formati per essere protagonisti della missione ecclesiale; in una dimensione di corresponsabilità i presbiteri vivranno il proprio ministero in quella comunione con i laici che permetterà di rispondere alle sfide che ci vengono in questo cambiamento d’epoca. La diocesi dovrebbe ancor di più investire in percorsi formativi che favoriscano questa formazione integrale, che guardi alla persona nella sua totalità. Ai presbiteri viene richiesto non soltanto di essere testimoni credibili e autorevoli, ma anche di creare spazi di effettiva corresponsabilità nella vita delle comunità.

Le parrocchie, anche nella nostra diocesi, stanno vivendo un progressivo spopolamento, con una continua diminuzione del numero dei fedeli, in particolare tra le giovani generazioni: tutto questo è dovuto, tra l’altro, da una sempre più evidente denatalità e dalla ricerca di un lavoro fuori dai confini dell’isola. In molte parrocchie si osserva che la maggior parte dei fedeli è composta da persone anziane, con una scarsa presenza di famiglie giovani o giovani adulti. Questa realtà implica una comunità che, pur nella sua fede e devozione, sta lentamente invecchiando, senza una continuità vitale che garantisca il passaggio della fede alle nuove generazioni. L’invecchiamento delle comunità comporta anche una maggiore difficoltà nel mantenere attive le iniziative pastorali e nel coinvolgere nuove forze nelle attività quotidiane e pratiche della parrocchia. Altro fenomeno che emerge è un cambiamento nella percezione della liturgia, che si riflette anche in un cambiamento più profondo nelle abitudini religiose delle persone. Molti, infatti, cercano il sacro fuori dai luoghi istituzionali, creando piccoli cenacoli nelle loro case. Questi gruppi informali di preghiera e riflessione, seppur spesso animati da buone intenzioni, si allontanano talvolta dal magistero della Chiesa sfociando in devianze o forme di religiosità emotiva e fuori controllo. È fondamentale che la comunità ecclesiale si ripensi non solo in termini cultuali, ma anche come spazio di ascolto, di accoglienza e di crescita spirituale, dove ogni persona possa sentirsi parte di un cammino comunitario.

Molti giovani non percepiscono più la comunità parrocchiale come un luogo in grado di rispondere alle loro esigenze di crescita spirituale e di vita quotidiana. Se da un lato i giovani sono alla ricerca di un senso di appartenenza e di risposte alle grandi domande della vita, dall’altro lato la parrocchia, con le sue modalità di espressione spesso tradizionali, si presenta distante dalle loro aspettative e dalle loro esperienze. La differenza di linguaggi e approcci tra le vecchie e le nuove generazioni spesso rende la parrocchia un luogo che fatica ad offrire spazi di crescita autentica in cui esercitare una partecipazione attiva e responsabile. Il cammino diocesano di catecumenato crismale cerca in qualche modo di rispondere a queste domande, coinvolgendo i cresimandi (dai 17 anni in su) in un percorso adatto ad una visione di Chiesa più vicino alle esigenze e ai linguaggi dei ragazzi di oggi.

Per quanto concerne la dimensione liturgica occorre tenere ben presente che la partecipazione dei laici alla liturgia stessa non deve mai tradursi in un atto di obbedienza passiva che sarebbe causa di disconnessione emotiva e spirituale, quanto piuttosto deve essere un incontro vivo e consapevole con il mistero divino. L’autoritarismo liturgico può avere effetti duraturi, influenzando l’imprinting spirituale e pastorale di intere generazioni; spesso nella nostra piccola realtà la liturgia fatica a diventare relazione personale e comunitaria con il Signore prevalendo l’attenzione ad una certa forma esteriore e devozionale.

La sinergia tra le parrocchie vicine intese come comunità pastorali è in via di sperimentazione ed è essenziale per superare l’isolamento che talvolta può verificarsi tra realtà ecclesiali che, pur appartenendo alla stessa diocesi, agiscono in maniera troppo individualistica. Questo tipo di collaborazione permette di condividere risorse, esperienze, iniziative, dando vita a un’azione pastorale più dinamica e più capace di rispondere alle esigenze della comunità.

Occorre far riscoprire il valore della partecipazione attiva alle proposte della diocesi, così da non perdere la visione d’insieme e la prospettiva più ampia che alimenta la comunione e rinnova l’aspetto missionario delle singole comunità.

In una Chiesa che si vuole inclusiva e accogliente, è necessario che ogni membro, sia giovane che adulto, possa sentirsi parte di un’unica famiglia, non solo nei momenti di preghiera, ma anche nel tempo libero, nel gioco e nell’aggregazione: la vita ecclesiale, infatti, non si esaurisce solo negli ambiti liturgici, catechistici o pastorali. È dunque importante creare occasioni di incontro che permettano ai membri della comunità di conoscersi, di condividere esperienze e di rafforzare i legami di fraternità. Tali attività, pur non essendo necessariamente legate alla dimensione religiosa, sono essenziali per favorire una conoscenza più profonda tra le persone, rompendo le barriere di isolamento e di ruoli formali al fine di promuovere un’autentica comunione ecclesiale.

Altro aspetto non più trascurabile è la comunicazione. In una Chiesa che desidera vivere la corresponsabilità, la capacità di comunicare in modo efficace vero e trasparente è fondamentale. Solo attraverso una comunicazione chiara e aperta è possibile creare un ambiente di unità e fiducia reciproca, dove i membri della comunità si sentono ascoltati, compresi e coinvolti nelle decisioni. È essenziale che ogni membro della Chiesa possa sentirsi parte di un progetto comune, che sia informato sulle iniziative, sulle scelte e sugli sviluppi pastorali. La trasparenza crea un clima di onestà e responsabilità, dove ogni membro della comunità si sente partecipe e non escluso. La comunicazione efficace, vera e trasparente è essa stessa evangelizzatrice, poiché testimonia la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa.

L’accoglienza viene intesa da tutti come un valore fondamentale che deve permeare ogni aspetto della vita comunitaria. Accogliere significa non solo aprire le porte, ma anche creare un ambiente dove ognuno senza discriminazioni possa sentirsi a casa.  Una parrocchia e una qualsiasi comunità ecclesiale ha la capacità di camminare insieme, costruendo una Chiesa sempre più vicina al cuore della gente e al progetto di Dio.

II – PROSPETTIVE SINODALI DIOCESANE

Alla luce di questi aspetti che sono risultati essenziali nel cammino sinodale diocesano di questi anni, il nostro non può non essere un cammino spirituale comunitario: l’invocazione allo Spirito, che ha caratterizzato ogni nostro incontro, ha rappresentato il nostro lasciare spazio al sogno che Dio ha per la Sua Chiesa. Nella prospettiva di chi è continuamente chiamato ad avviare processi, stiamo mettendo a fuoco gradualmente l’importanza di procedere insieme – vescovo, presbiteri e laici – nelle dinamiche di discernimento, confronto e programmazione del cammino pastorale diocesano. In particolare, si ritiene utile, attraverso un convegno diocesano ad hoc, rimettere in discernimento il nostro cammino ecclesiale al fine di aiutare singoli e comunità a prendere coscienza delle mutate condizioni socio-culturali, nonché dello stile sinodale da assumere come stile ecclesiale per rispondere alle mutate sfide del nostro tempo. Un tavolo di lavorocongiunto, che vedrà coinvolti innanzitutto i principali organismi diocesani di partecipazione previsti dal CJC – Consiglio Presbiterale e Consiglio Pastorale -, sarà chiamato a lavorare insieme ed a fungere da cabina di regia per aiutare il Vescovo e la diocesi in una azione evangelizzatrice che tenga conto del cammino sinodale compiuto in questi anni. In questo percorso ci sarà la collaborazione con altre associazioni del territorio perché possa essere arricchito il cammino di tutta la comunità dell’Isola, non soltanto di  quella ecclesiale. La commissione sinodale diocesana e il consiglio di presidenza del CPD avranno cura di formare ed accompagnare laici veramente formati e responsabili della loro appartenenza ecclesiale: altro punto su cui già si sta lavorando è il coordinamento pastorale grazie anche al consiglio dei responsabili degli uffici pastorali diocesani.

Si è pienamente coscienti delle resistenze culturali e spirituali legate a forti e importanti esperienze del passato, ma con pazienza e rispetto reciproco si cercherà di procedere insieme ed in comunione per il bene soprattutto delle nuove generazioni.

Ischia, 2 marzo 2025                           La commissione sinodale diocesana