Andrea Riccardi fondatore della Comunità di S.Egidio, e già ministro per la cooperazione internazionale ai tempi del governo Monti è stato l’ospite d’onore della prima giornata del nostro Convegno Diocesano incentrato sull’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco. Un ospite che non ha solamente impreziosito la prima giornata di lavori ma ha suscitato spunti di riflessione per darci modo di vivere in pienezza quell’atteggiamento di uscita che sta proprio nell’andare incontro all’altro per non rinchiudersi nel pantano del proprio individualismo e dell’egoismo che sempre spesso ci condanna ad una vita triste e senza senso. “Non siamo qui solo per rincominciare le attività pastorali o vedere facce che già conosciamo o ascoltare bei discorsi, – ha esordito Riccardi – ma questo è un evento che va al di là delle nostre storie personali: c’è una storia oltre noi! Forse non abbiamo perso il senso di una storia com une? Le nostre comunità le nostre persone le nostre parrocchie non girano attorno a sé stesse? Possono fare anche cose meravigliose ma non escono, perché chi gira attorno a sé non esce! Anche la crisi della famiglia è data dal fatto che pensiamo che la felicità sia per sé stessi e da soli non sappiamo di far parte di una storia. Per Riccardi il valore che oggi più risente dell’individualismo imperante è quello della gratuità: “C’è fatica di vivere una storia comune e non si affronta la crisi in modo isolato ma ripensandola all’interno dei legami tra la gente. Dal punto di vista del mercato il soggetto sono io non il noi, ma l’io in competizione agli altri. Pensiamo ai giovani: quanti dazi devono pagare e quanto si devono piegare per trovare un lavoro. Diciamo la verità: nella nostra società ha valore solo ciò che ha un prezzo e ciò che non ha prezzo non ha valore. Il gratuito è deprezzato: il mondo degli affetti, dell’amicizia, della solidarietà, della terza età, dei bambini, che non producono niente e non entrano nel mercato è messo totalmente da parte”. Tante potrebbero essere le perplessità di fronte alle assise convegnistiche che spesso sono destinate a non lasciare traccia nel cuore di molti, ma Riccardi ha voluto in modo particolare ribadire quanta bellezza e ricchezza c’è nel radunarsi insieme convocati dal soffio dello Spirito: “ma perché trovarsi insieme? A cosa serve un convegno? Non possiamo rispondergli su internet al Vescovo? Non voglio disprezzare internet ma c’è un valore della fisicità dell’incontro con persone che si incontrano, si guardano, si scambiano pensieri. La Chiesa è una realtà spirituale ma anche umana, fatta da uomini che si incontrano e si radunano insieme. Perché anche a Messa è importante esserci fisicamente? In questo tempo di virtuale noi diciamo che la spiritualità non è disgiunta da umanità e fisicità. Cristo Risorto non appare nei sogni ma dove sono radunati i fratelli tra loro. Trovare una Chiesa locale è trovare una storia comune. Noi siamo qui perché crediamo che nessuno si salva da solo ma anche perché crediamo che la gente della nostra Diocesi, i lontani, gli ostili, non si salvano da soli. “Nessun uomo è un isola” e neanche Ischia è un isola spiritualmente e umanamente. Noi siamo un popolo ed essere un popolo è segno per tutta la società. La Chiesa cresce in una storia mentre la Parola di Dio cresce nella Chiesa. Spesso però in questo tempo individualista rinunciamo a scrivere una storia.”. La Fede nel risorto è la forza che ci spinge a credere nell’impossibile: “la Chiesa è l’affermazione di un noi; il nostro NOI è fondato in Gesù presente in mezzo a noi, e da questo scaturisce una storia. Questa profezia contesta la cultura dell’impossibile: non si può fare, non ce la faccio, non lo possiamo fare. La fede non è rassegnazione all’impossibile. Gesù diceva: “tutto è possibile per chi crede”. Gesù insegna la forza della preghiera contro il muro dell’impossibile che talvolta crolla davanti alle preghiere della Chiesa riunita insieme”. Quale dunque la strada per una vera Chiesa in uscita’. Riccardi ci ha indicato nell’Amore che sa uscire verso l’altro l’unico antidoto alla tristezza del mondo contemporaneo: “Chiediamoci dunque come amare di più, come fare di più: non bisogna avere paura di cambiare, partendo dalle piccole cose si possono scrivere pagine di storia, ce lo insegnano i grandi Santi della Carità. Il Papa ci dice che tutto questo può avvenire con il Vangelo! Uscire, amare di più, non deve essere un dovere. Tante volte ci sentiamo irrealizzati non solo perché la nostra busta paga è carente ma perché siamo chiusi ed egoisti. Imboccare la strada dell’uscita è la nostra sfida ad un mondo triste: la felicità è un piatto che non si mangia mai da soli! Uscire per andare incontro all’altro è la strada per essere e rendere felici. La gratuità dei piccoli gesti è la gioia della vita vera”.
di Francesco Schiano per Kaire