Vitulazio, mercoledì 1 maggio 2013
Simone di Giovanni, mi ami tu?
Questa domanda del Signore, risuonata nella santa assemblea, oggi, è la parola che il Risorto ha pronunciato per ognuno di noi!
Dico ciò, non solo, perché, in Pietro, come fa notare Sant’Agostino, Gesù vede figurato l’intero collegio apostolico (Discorso 147) e, in qualche modo, tutta la Chiesa, di cui l’apostolo è segno e garante di unità, ma anche perché – come ci ha insegnato il Concilio – “è Lui che parla quando nella chiesa si legge la sacra scrittura”, “in modo speciale nelle azioni liturgiche” (SC 7).
Simone di Giovanni, mi ami tu?
Questa parola è dunque per tutti e per ciascuno.
Sento però che, in maniera tutta particolare, in questo momento la domanda che Gesù pone all’apostolo è innanzitutto per me, chiamato da Lui al ministero episcopale e a tale servizio quest’oggi consacrato con il dono dello Spirito e della sua santa unzione.
Come al pescatore di Galilea, anche a me oggi il Signore Gesù, con amore di predilezione, dice: Pietro, figlio di Giovanni e di Maria Grazia Lagnese, mi ami tu?
Pietro, figlio della gloriosa ed antica Chiesa di Capua, figlio di questa comunità di Santa Maria dell’Agnena, figlio di Vitulazio, mi ami tu?
Riconosco in questo appello del Signore, innanzitutto, l’offerta di una rinnovata alleanza di amore, segno di quella nuova ed eterna, che Dio ha concluso nel Sangue del Suo Figlio (Cfr. At 20,28); un’alleanza d’amore che Egli ha stabilito con me chiamandomi alla vita e alla fede e che mi ha raggiunto mediante la grazia dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana e che tante volte, con tenerezza di Padre, con me ha rinegoziato, ben consapevole della mia indegnità e debolezza.
Pietro, mi ami tu?
Questa domanda Gesù non la pone per sapere. Non ha bisogno di sapere. Lui già sa tutto… e sa tutto di me! (Cfr. Gv 21,17).
Essa è per me molto di più: è un dono; un dono che porta una promessa.
Il Signore non vuole domandarmi quale sia la qualità della mia relazione con Lui; egli vuole rinnovarmi la Sua dichiarazione di amore. Chiedendomi di amarlo, Egli vuole innanzitutto dirmi che Lui mi ama: mi ha amato per primo, mi ha amato sempre, e sempre mi ha salvato e perdonato.
Colui che mi ha amato di un amore fedele, mi rinnova, nonostante le mie infedeltà, la Sua proposta e, pur conoscendo i miei rinnegamenti, mi chiama ad una storia nuova d’amore con Lui.
La chiamata all’episcopato è innanzitutto questo per me: una chiamata all’amore.
Dio, nella sovrana larghezza del suo amore, ancora ha voluto compromettersi con me. Per questo, benché non meritevole di fiducia, come per Simone di Giovanni, ha voluto ancora una volta, puntare su di me, dichiarandomi la Sua volontà di servirsi della mia povera persona per continuare la sua opera nel mondo.
Lo fece, il 1 maggio 1986, chiamandomi al presbiterato; lo fa oggi, nello stesso giorno, a 27 anni esatti di distanza dal quella giornata così decisiva per la mia vita, donandomi di nuovo il Suo Spirito: lo Spiritum Principalem, lo Spirito che regge e guida, che mi rende, come vescovo, partecipe del ministero di successore degli apostoli e Sacramento della stessa presenza di Gesù, il Signore.
Comunicandomi il Suo Spirito, il Signore mi ridice il Suo amore e, nel Suo amore fiducioso, mi affida ciò che gli è più caro: le sue pecore, i suoi agnelli, la sua Chiesa. Nelle mie mani mette la Sua eredità, la sposa amata, nata dal Suo costato trafitto per amore. È la Sua carne, il Suo corpo, che mi affida perché ne abbia cura e, vigilando, custodisca il frutto della Sua redenzione.
Perciò, riformulando in maniera personale le parole insegnateci dalla Chiesa, le stesse con le quali abbiamo imparato a pregare fin da piccoli, anche io voglio confessare questa sera la mia fede e la mia lode e dire al Signore:
Io ti adoro mio Dio
e desidero amarti con tutto il cuore.
Ti benedico e ti ringrazio per avermi creato e fatto cristiano,
mille volte salvato e perdonato, amato sempre,
fatto diacono, presbitero e, quest’oggi, vescovo…
A te sia lode per sempre, Santa Trinità, eterno Dio, fedele nell’amore.
Dentro questo rendimento di grazie al Signore, pongo ogni altro ringraziamento.
Uno speciale ringraziamento a quanti per me sono stati padri, fratelli, amici e figli nel cammino della vita e della fede.
Un saluto a tutti voi, che avete scelto di condividere la grazia della mia ordinazione, presenti qui questa sera o, in vario modo, collegati attraverso i mezzi di comunicazione: a tutti e a ciascuno la mia speciale riconoscenza. Saluto tutti i poveri, ottavo sacramento, che il Signore mi ha dato la grazia di incontrare. In modo tutto particolare saluto la mia famiglia, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le associazioni, i movimenti e le comunità, i seminaristi presenti e in special modo il Seminario Maggiore Arcivescovile di Napoli, presente oggi al completo, nel quale per tre anni ho esercitato il ministero di padre spirituale. Sento da parte di ognuno, vivo, il vostro affetto per me. Un saluto particolare ai miei compagni di seminario. Grazie per l’Eucarestia e la bellissima serata che mi avete regalato il 16 aprile scorso. Della nostra classe tre già stanno dinanzi a Dio: Rosario, Antonio e Ciro: ho pregato per loro.
E a tutti voi, costituiti in assemblea, ammalati, giovani, fanciulli, famiglie: Grazie!
Un pensiero tutto speciale in questo momento a quanti mi hanno voluto bene e dormono il sonno della pace: ai miei genitori, a mio fratello, alla zia Giovanna e a tutti i familiari che mi hanno dato vita e amore; a Mons. Luigi Diligenza, padre buono, che mi ha fatto prete; a Mons. Bruno Schettino che mi ha sempre stimato ed incoraggiato, ai molti sacerdoti, religiosi e laici con i quali ho condiviso l’esperienza entusiasmante della fede.
Il mio pensiero in questo momento va al Vescovo di Roma, che presiede alla carità nella Chiesa, il Santo Padre Francesco: grazie per la freschezza del vangelo che in maniera tutta speciale, vivo, risplende sul suo volto di innamorato di Dio e grazie per il suo “odore delle pecore”.
Con lui desidero ringraziare il papa emerito Benedetto XVI, per la mia elezione a Vescovo di Ischia ma ancor prima per la sua limpida testimonianza di fede e per il suo luminoso magistero.
Un grazie particolarissimo al Signor Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli. A Lei, Eminenza Reverendissima, che con gioia ha accolto il mio invito a presiedere questa liturgia di ordinazione, la mia gratitudine.
Grazie per aver avuto fin da subito parole di stima per la mia persona, grazie per la sua sincera amabilità e per il suo stile paterno e familiare con il quale mi ha voluto accogliere in seno alla Conferenza Episcopale Campana.
Con lei, ringrazio tutti gli arcivescovi e vescovi presenti e l’intero episcopato campano: grazie per il vostro incoraggiamento.
Il Signore ci dia di crescere insieme nella comunione tra noi e con le Chiese a noi affidate.
Saluto, in particolare, il Sindaco di Vitulazio, dott. Achille Cuccari e tutte le autorità civili e militari presenti.
Molte di loro in questo stesso momento stanno presenziando ai funerali di stato del giovane carabiniere Tiziano Della Ratta che sabato scorso ha perso la vita a Maddaloni in un tragico attentato. Mentre innalzo al Signore la mia preghiera di suffragio per il militare deceduto ed esprimo alla famiglia del appuntato, all’altro militare coinvolto e a tutta l’arma dei Carabinieri, il mio più vivo dolore per quanto accaduto, prego perché, grazie alla collaborazione di tutti, per la nostra Campania, maturi un tempo di giustizia, di sicurezza, di lavoro e di pace.
Saluto il Nunzio Apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino, S. E. Mons. Adriano Bernardini e l’intero Collegio Episcopale nel quale entro, S. Em. Agostino Vallini, Cardinale Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma, già mio rettore nel Seminario di Napoli.
Un particolare grazie a S. E. Mons. Armando Dini, arcivescovo emerito della Chiesa di Campobasso-Boiano, mio padre nella fede da 32 anni. A lui la mia più piena riconoscenza per avermi accompagnato per tutto questo tempo con pazienza e affetto.
Insieme a lui ringrazio di cuore S. E. Mons. Arturo Aiello, vescovo di Teano-Calvi, per la sua delicata amicizia e la sua vicinanza affettuosa. Stando accanto a loro ho goduto del dono della paternità e dell’amicizia, tanto necessari nella vita degli uomini e della Chiesa.
Un pensiero speciale rivolgo a S. E. Mons. Filippo Strofaldi, mio predecessore per circa quindici anni ad Ischia ed ora, a letto, inchiodato alla cattedra del dolore. Nel ringraziarlo per tutto il bene fatto e per l’offerta della sua malattia che, di certo, feconderà il cammino alla Chiesa isclana, gli assicuro la mia fraterna vicinanza e la mia preghiera perché il Signore gli conceda vita e salute.
Un saluto e un grazie alla Chiesa di Capua e al suo presbiterio, guidato dall’Amministratore Mons. Pietro Piccirillo; in essa sono stato generato nella fede e nel ministero sacerdotale, in essa ho servito la causa del Regno. Ai miei fratelli nel sacerdozio la mia più profonda gratitudine.
In maniera tutta particolare il mio pensiero va in questo momento a S. E. Mons. Salvatore Visco, da ieri nuovo arcivescovo di Capua, squisito dono della Provvidenza per la nostra terra.
Egli è presente in mezzo a noi in spirito di preghiera ed è a noi collegato grazie alla diretta televisiva di questa celebrazione. Lo salutiamo con grande affetto.
Al carissimo Mons. Visco desidero dire: il Signore ti ha donato ad una chiesa antica per tradizione e nobile per santità! Come hai ben operato nella diocesi di Isernia-Venafro, così ne siamo certi, profonderai ogni impegno per la nuova Chiesa che il Signore ti affida. Grazie per il tuo messaggio! L’amicizia di cui mi onori, suggellata dalla reciproca preghiera, più forte si fa ora a motivo di questo nuovo legame.
Un saluto colmo di affetto e di gratitudine in questo momento giunga a quest’amata comunità parrocchiale. Tante cose ci siamo detti in queste settimane, nei colloqui personali e nelle liturgie vissute insieme. Molto di più hanno parlato i nostri volti e i nostri sguardi. Ad ognuno di voi e al carissimo don Pasquale Violante che da questa sera prende il mio posto come vostra guida, il mio grazie per ciò che avete fatto per me: grazie per il lavoro di questi giorni e grazie per avermi benedetto ieri sera. Grazie alla nostra corale che in maniera così bella ci ha aiutato a pregare. Giovedì 9 maggio, nella Eucaristia, ci saluteremo nel Signore. A tutti e a ciascuno il mio grazie. La Madonna dell’Agnena vi protegga sempre. Vi voglio bene!
Un saluto particolare e un grazie tutto speciale a don Gianni Branco, con il quale condivido da tempo una fraterna amicizia. La passione e l’entusiasmo che egli pone nell’esercizio del suo ministero e in ogni sua iniziativa sono per tanti motivo di speranza. A lui la mia gratitudine per aver coordinato la preparazione di questo evento.
In questi anni ho sperimentato la gioia di condividere il cammino con tanti consacrati, religiosi e religiose che mi hanno sostenuto con la loro preghiera e la loro fattiva collaborazione. In modo speciale voglio qui dire il mio grazie alle Suore Ancelle dell’Immacolata che hanno condiviso con me l’esperienza bellissima della Casa della Carità e che ora mi accompagneranno nella nuova avventura ischitana. Un saluto davvero speciale ai tanti monasteri di clausura che pregano per me; in particolare quelli di Vitulazio e di Pignataro.
Ed ora mi rivolgo a te, Chiesa di Ischia!
Ti saluto, sposa nel Signore! Ho ricevuto lo Spirito che mi ha consacrato con l’unzione ed ora mi invia a te per annunciarti il Vangelo.
La madre Chiesa mi ha dato l’anello. Tutto è pronto per le nozze! Posso venire! Il Signore Risorto mi ha parlato di te, mi ha detto: “pasci le mie pecorelle”. Tu Le appartieni, sei Sua.
Voglio accoglierti come Sua eredità e tu accoglimi nel Suo nome, “guarda oltre la mia povera persona e riconosci, in colui che viene, l’inviato del Signore”. Sotto la protezione di Maria, stella della nuova evangelizzazione, prenderemo il largo insieme.
Chiesa di Ischia prega per me.
Ed ora, sostenuto dalla compagnia della Vergine Maria, di San Giuseppe, artigiano e patrono della Chiesa universale, dei santi delle chiese di Capua e di Ischia e di tutti i santi, a Te, mio Dio, rivolgo ancora la mia preghiera:
A Te, Signore, presento ogni volto ed ogni storia,
a Te consacro questo popolo santo,
e per esso mi offro a Te:
fa’ che sia secondo la Tua santa volontà
e per la maggior Tua gloria.
Tutti preservaci dal peccato e da ogni male.
La Tua Grazia sia sempre con noi
e con tutti coloro che ci sono cari. Amen. Alleluia.
+ Pietro Lagnese
vescovo