Ordinazione diaconale di Marco Trani
Francesco Schiano per Kaire
“Quello che Dio sogna per noi è molto più bello di tutto ciò che potremmo chiedere noi con la nostra immaginazione”. Mentre mi apprestavo a scrivere questo articolo sull’ordinazione diaconale di Marco Trani, avvenuta venerdì 9 giugno nella nostra Chiesa Cattedrale, mi sono imbattuto in queste parole di Chiara Corbella Petrillo, la giovane sposa e mamma, della diocesi di Roma, che 5 anni fa saliva prematuramente al Cielo, dopo aver rinunciato alle cure per la malattia che l’aveva colpita, pur di poter dare la vita al bambino che aveva in grembo. Mi sono sembrate quanto mai illuminanti queste parole per parlare di una chiamata, quella di Marco in modo particolare, ma anche quella di ciascuno di noi.
Dio sogna per noi la felicità piena ma a volte siamo intenti a cercare qualcosa di meno importante, senza pensare a cosa sia il meglio per la nostra vita.
Anche per Marco Dio ha sognato un destino di felicità e lo sta conducendo per mano nella realizzazione del Suo progetto d’Amore. Quella di venerdì 9 giugno è stata una tappa bella, significativa e importante nel cammino di questo ragazzo che si prepara ad essere Sacerdote nella Chiesa di Ischia tra non molto tempo. Il diaconato è tempo di servizio, tempo di intimità con il Maestro venuto “per servire e non per essere servito” e di maggiore conoscenza di Lui nell’Amore ai fratelli. E di essere diaconi soprattutto nella Chiesa non si smette di essere mai proprio perché nel servizio sta la vera grandezza. Una celebrazione raccolta e ricca di preghiera come anche il nostro Vescovo ha sottolineato al termine, ma anche una celebrazione gioiosa, vissuta alla presenza di tanti amici di Marco, della sua famiglia, delle comunità parrocchiali che ha avuto modo di servire in questi anni, di tanti fedeli che si sono voluti unire attorno alla Mensa Eucaristica per rendere Grazie al Signore di questo dono. Le letture ci hanno parlato di Chiamata, di Amore, di Servizio: Geremia viene mandato nonostante la sua giovane età perché prima di essere formato nel grembo materno il Signore lo aveva consacrato, Paolo ricorda ai Corinzi e a ciascuno di noi che bisogna annunciare non sé stessi ma Cristo Gesù Signore, quello stesso Cristo che ai suoi Apostoli raccomanda l’unica cosa necessaria: amarsi a vicenda, perché la gioia in loro sia piena. Il Vescovo Pietro nell’omelia si rivolge direttamente a Marco: “se sei qui questa sera è perché c’è stato un prima. Prima c’è un’iniziativa di Dio; Dio che ti ha rivolto il Suo sguardo. C’è uno sguardo di Dio su di te. Prima del tuo amore c’è dunque il Suo amore; prima della tua scelta c’è la Sua scelta; prima del tuo SI c’è il Suo SI; prima del tuo: mi fido, c’è il Suo mi fido”. Il diaconato è servizio ma il Vescovo Pietro ricorda a Marco e a ciascuno di noi che si è servi nella misura in cui si è amici di Gesù Cristo: “il servizio nasce dall’amore ed esso è vero solo quando è manifestazione dell’amore. Si può comandare l’amore? Eppure Gesù lo fa. L’unica volta che Gesù comanda, lo fa per comandare l’unica cosa che non può essere comandata. A meno che… a meno che non si accolga il dono della Sua amicizia. Sì, la sua amicizia. Senza questa amicizia, ogni servizio nella Chiesa sarà sterile, destinato a finire e soprattutto incapace di condurre a Cristo; sarà un servizio autoreferenziale e non segno del Regno: propaganda di se stessi e non annuncio di Cristo Gesù Signore. Carissimo Marco, senza l’amicizia con il Signore si può essere anche diaconi, preti e perfino vescovi, ma si sarà sempre e solo faccendieri del sacro, mercenari a servizio di una causa in cui neppure si crede e per la quale perciò non si può morire. Ma la Chiesa non ha bisogno di mestieranti e di faccendieri del sacro; la Chiesa non ha bisogno di persone che assolvano a funzioni genericamente religiose ma di amici del Signore che condividano con Lui il sogno del Regno, che sappiano gioire nel coglierne i segni che come piccoli semi crescono pur tra tanta zizzania nel campo del mondo,e per esso sappiano vivere, faticare e soffrire, pronti anche a obbedire e a morire. Carissimo Marco, per essere servi bisogna essere amici. Solo chi è suo amico potrà essere anche suo servo”.
A Marco il Vescovo domanda poi la sua disponibilità ad assolvere con la Grazia di Cristo i compiti del diaconato e l’obbedienza alla Chiesa. Le litanie dei Santi precedono la preghiera di ordinazione: Marco è un nuovo diacono della Chiesa di Ischia: viene rivestito della stola e della dalmatica e riceve dalle mani del Vescovo il libro del Vangelo di cui ora è divenuto annunciatore.
E’ proprio vero che “Quello che Dio sogna per noi è molto più bello di tutto ciò che potremmo chiedere”, Marco e quanti hanno scelto Dio per sempre nella loro vita ce lo testimoniano, e sulla loro scia anche noi ogni giorno, in ogni nostro passo, siamo chiamati a seguire Lui, il Maestro che riempie il cuore e la vita.
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano